Come Connie Gustafson divenne Holly…e fu Colazione da Tiffany

E’ andato ieri all’asta da Sotheby’s il dattiloscritto rivistato e corretto di Colazione da Tiffany, forse l’unico tra i manoscritti di Truman Capote, rimasto in mano a privati. Era considerato il “gioiello della corona”.  E’ stato aggiudicato per 378 mila sterline. Era stato acquistato ad una asta precedente, nel 2013 per 306 mila dollari da un miliardario Russo.  84 pagine con molte revisioni autografe a matita,   annotazioni,  cancellazioni meticolosamente cancellate, correzioni ortografiche. E una non irrilevante: il nome della protagonista “Connie Gustafson” più plausibile  per una giovane sposa di Tulip, Texas, sostituito da quello di “Holly Gholithly“, più aderente al personaggio. “Holly” e cioè pungente se ci si avvicina troppo, #Golithly” leggero come il modo in cui tratta il mondo, la sua assenza di attaccamento ad un luogo e forse un accenno alla sua promiscuità.

Le bozze dimostrano come Capote ponesse al centro della sua arte lo stile, la ricerca della perfezione. Di sé stesso disse: “In sostanza mi considero uno stilista e gli stilisti possono diventare notoriamente ossessionati dalla collocazione di una virgola, il peso di un punto e virgola. Ossessioni di questo tipo, e il tempo in cui me ne occupo, mi irritano oltre ogni sopportazione”.

MEG

Alcune delle revisioni finali di Capote mitigano anche il contenuto sessuale della storia: vengono cancellati alcuni scambi di opinioni e confessioni tra Holly e la sua coinquilina Mag Wildwood anche se il libro ovviamente rimane molto più esplicito rispetto al film del 1961.

BOZZE

Questo dattiloscritto è il frutto di una lunga e complessa storia di composizione. Capote disse in un’intervista del 1957 di scrivere solitamente le sue prime bozze a mano, poi di trascriverle  a macchina  su carta gialla, un certo tipo di carta gialla molto speciale. Poi dopo averle messe da parte per un po’ le riprende, le rilegge cercando di farlo nella maniera più fredda possibile, poi dopo averle lette ad alta voce a qualche amico decide quali cambiamenti vuol fare e se vuole pubblicarlo o meno.  “Ma se tutto va bene, scrivo la versione finale su carta bianca e questo è tutto”: questo dattiloscritto, sebbene prevalentemente su carta gialla, è la versione finale “su carta bianca” inviata all’editore, sulla quale ha continuato a armeggiare creativamente con il suo testo fino all’ultimo momento possibile.

398Venne presentato alla Random House, editore di tutte le opere più importanti di Capote, nel maggio 1958, poco prima della partenza di Capote per un soggiorno in Grecia. Colazione da Tiffany era stata venduta a Harper’s Bazaar per il loro numero del luglio 1958, ma un cambio di redazione portò alla preoccupazione per il contenuto sessuale della storia, e la possibilità di offendere Tiffany’s, portò a una cancellazione dell’ultimo minuto. Un Capote offeso (“…Pubblicare di nuovo con loro? Perché non sputare sulla loro strada…”) vendette rapidamente la storia a Esquire, ma quando apparve sul numero di novembre Random House aveva già pubblicato il romanzo in forma di libro.

Colazione da Tiffany ebbe un successo immediato, sia dal punto di vista critico che commerciale. Il film del 1961 che seguì tolse molto al testo di Capote – riferimenti all’omosessualità, all’arresto di Holly, per non parlare delle corse di cavalli a Central Park – e introdusse molto altro – “Moon River”, gli abiti di Givenchy di Audrey Hebpurn e l’inevitabile finale hollywoodiano – ma mantenne più dello spirito dell’originale di quanto spesso viene riconosciuto. Capote stesso è stato molto critico nei confronti del film, ma raggiunse in entrambe le versioni della storia il suo obiettivo:

“Il motivo principale per cui ho scritto di Holly, a parte il fatto che mi piaceva così tanto, era che era un simbolo di tutte queste ragazze che vengono a New York  baciate dal sole per un momento e poi spariscono. Volevo salvare una ragazza da quell’anonimato”.

Con Connie Gustafson avrebbe ottenuto lo stesso risultato?

 

Questa voce è stata pubblicata in Books and art, Books please!, Ciak, Ciak, si gira, Fughe e vagabondaggi letterari, Genere femminile, Living with books, Uncategorized, Vita da bibliotecaria e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...