Il titolo non tragga in inganno: non siamo in guerra, e nemmeno è scoppiato un incendio: il fuoco è quello dei fornelli del mio cucinino, luogo di pena per me…
Così esordisce Fuoco nemico, il nuovo libro di Camilla Salvago Raggi in cui confessa la propria innata incapacità a cimentarsi con qualsiasi ricetta. Librino, come lo chiama lei, pubblicato da Il Canneto. Da qui ne deriva che la cucina “praticata” non è il suo forte, mentre è forte però nella cucina “letta”, tant’è vero che non perde un’uscita, compreso E’ pronto! di Benedetta Parodi, http://benedettaparodiblog.corriere.it/ che le piace – dice- perchè “sembra pasticciona come me”. E così giù a sfogliare, ad entusiasmarsi per ogni piatto, ogni segreto, per ammosciarsi poi come un flan al momento di mettere in pratica. Cosa succede allora quando, le sere e nelle feste comandate, le donne la abbandonano e la preparazione dei piatti tocca a lei?
Come leggiamo fin dalla prima pagina può accadere di tutto: che le pentole prendano fuoco o il contenuto trabocchi ad esempio. Che si rischi anche di saltare per aria. O che la cucina diventi il luogo in cui manifestare un tratto della propria personalità perchè Camilla non è paziente, anzi aggiungerei precipitosa e tutto quell’aspettar che l’acqua bolla, l’uovo si rassodi e via così proprio non lo sopporta.
Perchè lo ha scritto se non ha nulla di personale da dire in proposito? In realtà di personale ha molto da dire perchè Camilla, oltre che scrittrice, è l’ultima discendente di una nobile famiglia e e questo l’ennesimo libro di memorie, raccontate da un altro punto vista: la cucina. Cucina che nella casa dove vive è sdoppiata: di dimensioni ridotte a pian terreno, a testimoniare di una scarsa attività gastronomica, al passo con i tempi; di dimensioni più grandi ai piani bassi, regno dei domestici in passato, così come quella di Badia, quando si viveva come nei romanzi dell’Ottocento “padroni” al piano di sopra, “servitù” sotto. Come in Below stairs di recente ristampato da Einaudi, che Camilla lesse quando uscì nel 1968 o come in Dowton Abbey che lei adora. E non per spirito di classe, ma perchè in Camilla, nonostante il rango, convivono amabilmente l’animo nobile e quello popolano e la vita dei domestici le è sempre stata a cuore. Tant’è vero che di diventar “padrona” alla morte del nonno proprio non se l’è mai sentita e ammette “per costituzione mia e fortuna loro non fu mai all’altezza di quel ruolo”.
Il suo piatto preferito è il piatto unico, soprattutto la sera, e ora che anche Marcello non c’è più non si fa neppure la minestrina. Semmai un bel piattone di patate fritte, surgelate naturalmente, e via di Calvè o Kraft, che importa! Eh già perchè Camilla, nonostante compia 90 anni il prossimo marzo, ha gusti da “adolescente” ed è di bocca buona. Infatti non ama la nouvelle cuisine ma ama molto la cucina genovese, quella più popolare: lo stoccafisso accomodato con i pinoli, la trippa, tutti i fritti. E la pelle croccante del pollo allo spiedo comprato al mercato. Mangia per lo più davanti alla tv: se ha appetito mette sul vassoio tutto ciò che trova in casa, dal dolce al salato e rimane sveglia a lungo per la cattiva digestione, se non ha appetito si limita ad un formaggino e poi si alza nel cuore della notte perchè non dorme per la fame in cerca di qualcosa di commestibile.
Naturalmente non le interessano le diete e a metà mattina difficilmente resiste ad un pezzo di focaccia. Le piace andare a colazione dalle amiche, soprattutto se si mangia in cucina: le mette allegria. Tutte in piedi a dar una mano per sparecchiare, senza l’immancabile servitù, muta, dietro le spalle. Roba anche quella d’altri tempi!
Come i menù che arricchiscono il librino. E che risalgono agli anni del nonno, ambasciatore in Cina, per qualche occasione speciale. Arzigogolati, come il suo linguaggio. Ma non adatti a Camilla, insofferente verso tutto ciò che è artefatto, furbescamente studiato. Come un Fuoco nemico…