Henri per il suo ventesimo compleanno aveva chiesto di poter disporre di alloggi privati e subito aveva incaricato Elsie de Wolfe di decorarli. Aveva sentito dire che che era riuscita a trasformare in cittadelle d’aria e luce gli appartamenti tutti mogano e velluti di Manhattan e voleva che facesse lo stesso per lui nel cuore di Parigi.
Cit. I Goldbaum, Natasha Solomons

Elsie de Wolfe nacque a New York nel 1865. Nella sua autobiografia si descriveva come “una bambina brutta” che viveva in “un’epoca brutta”.
Suo padre aveva un reddito ragionevole come medico, ma aveva dei debiti, e la famiglia dovette trasferirsi di frequente, abitando in una serie di case in pietra arenaria, uno stile di casa che Elsie trovava orribile e oscuro. Il suo primo ricordo è quello di essere tornata a casa un giorno per scoprire che sua madre aveva ridecorato il salotto con un colore sgargiante; quando lo vide, “qualcosa di terribile che tagliava come un coltello” le si avvicinò al petto, e cadde sul pavimento facendo i capricci, scalciando e urlando. L’infatuazione per l’Europa iniziò quando era adolescente. I suoi genitori la mandarono da una zia e uno zio ben piazzati in Scozia per “finire” e poi in Inghilterra, dove fu presentata alla Regina. Quando tornò a New York, qualche anno dopo, si era già fatta molti amici nel circuito mondano, e cominciò a recitare come attrice dilettante. Dopo aver avuto un certo successo nei circoli teatrali amatoriali di New York, divenne un’attrice professionista e interpretò vari ruoli storici e comici leggeri per tutti gli anni Novanta del XIX secolo. Le sue apparizioni, tuttavia, furono elogiate più per gli abiti che indossava che per quello che faceva, dato che la de Wolfe godeva dell’insolito accordo con il suo produttore di poter scegliere i propri guardaroba – solitamente abiti di alta moda che ordinava a Parigi da Paquin, Doucet, o Worth.
Wolfe decise nel 1905 di diventare una decoratrice professionista. Nello stesso anno un gruppo di potenti donne newyorkesi, appartenenti alle famiglie Astor, Harriman, Morgan, Whitney e Marbury, organizzò il primo club della città esclusivamente femminile, il Colony Club. Il suo bel quartier generale a Madison e 31esima Strada fu progettato da Stanford White e ad Elsie fu commissionato l’arredamento.

Quando il Colony aprì nel 1907, gli interni si affermarono da un giorno all’altro. Invece di imitare l’atmosfera pesante dei club maschili, la de Wolfe introdusse uno stile casual e femminile con un’abbondanza di chintz smaltato (che la rese subito “la Signora del Chintz”), pavimenti piastrellati, drappeggi leggeri, pareti chiare, sedie di vimini, e la prima delle sue numerose stanze tralicciate. La reazione stupita dei membri ovviamente le portò fama e conseguentemente numerose consulenze.

Nei sei anni successivi, fino all’incontro con Henry Clay Frick, creò altri club, diverse case private, sia sulla costa orientale che in California, una casa modello (con Ogden Codman Jr.), palchi d’opera e un dormitorio al Barnard College; ha anche tenuto conferenze e pubblicato il suo libro più influente, The House in Good Taste. A quel tempo aveva una serie di uffici e uno showroom sulla Fifth Avenue, con uno staff di segretarie, contabili e assistenti. Aveva anche degli imitatori.



Tra i clienti illustri di de Wolfe c’erano Amy Vanderbilt, Anne Morgan, il Duca e la Duchessa di Windsor, Henry Clay e Adelaide Frick.
Preferendo uno schema di decorazione più luminoso rispetto a quello che andava di moda in epoca vittoriana, ha contribuito a convertire gli interni con tendaggi scuri e pesanti e arredi troppo decorati in stanze leggere, morbide e più femminili. Utilizzò gli specchi, che illuminavano e ampliavano gli spazi abitativi, riportò alla moda mobili dipinti di bianco o di colori pallidi, e assecondò il suo gusto per la cineseria, il chintz, le strisce verdi e bianche, il vimini, gli effetti trompe-l’oeil nella carta da parati e i motivi a traliccio, suggerendo il fascino del giardino. Come sosteneva de Wolfe: “Ho aperto le porte e le finestre dell’America, e ho lasciato entrare l’aria e il sole”. La sua ispirazione è venuta dall’arte, dalla letteratura, dal teatro e dalla moda francese e inglese del XVIII secolo.
Greta non aveva mai visto nulla di simile. Aprendo la porta le era sembrato di essere passata da mezzanotte al mattino. Luce elettrica e candele illuminavano tutto; specchi antichi riflettevano costellazioni di fiammelle, e le grandi stanze parevano sconfinate. I pesanti tappeti rosso scuro – non importava che fossero esemplari persiani del XVIII secolo – erano spariti, i pavimenti di legno rasati e impregnati di profumato olio di mandorle. Le imposte erano state spalancate e davanti alle finestre fluttuavano tende leggerissime. Le sembrava di essere salpata su una barca a vela che solcava i cieli di Parigi.
Cit. I Goldbaum, Natasha Solomons

Il gusto di De Wolfe era anche pratico: eliminò nei suoi progetti il disordine che occupava le case vittoriane, permettendo alle persone di intrattenere più ospiti comodamente. Rese popolari le chaises longue e le tappezzerie a stampa animale.
Nel 1926 il New York Times descriveva de Wolfe come “una delle donne più conosciute della vita sociale newyorkese” e nel 1935 come “prominente nella società parigina”.
Nel 1935 gli esperti parigini la definirono la donna meglio vestita del mondo, notando che indossava ciò che le si addiceva di più, indipendentemente dalla moda.
De Wolfe aveva ricamato dei cuscini di taffetà con il motto “Never complain, never explain” – “Mai lamentarsi, mai spiegare”. Quando vide per la prima volta il Partenone, De Wolfe esclamò: “È beige – il mio colore!
Nella sua casa in Francia, la Villa Trianon, aveva un cimitero per cani in cui ogni lapide recitava: “Quello che amavo di più”.


All’inizio del 1900,Elsie de Wolfe promosse una dieta semi-vegetariana che consisteva di pesce fresco, ostriche, crostacei e verdure. Si descriveva come un “antisarmacofago”, né mangiatore di carne rossa né completamente vegetariano. Incoraggiava il giardinaggio e il consumo di verdure coltivate in casa e di cibo biologico. .
I suoi esercizi mattutini erano famosi. Nel suo libro di memorie, ha scritto che il suo regime quotidiano a 70 anni comprendeva lo yoga, stare in piedi sulla testa e camminare sulle mani. “Ho una regolare routine di esercizi fondata sul metodo Yogi”, ha detto Elsie, “introdotta da Anne Vanderbilt e da sua figlia, la principessa Murat.

Elsie morì a Versailles, in Francia. Cremata, le sue ceneri furono poste in una tomba comune al cimitero di Père Lachaise a Parigi.
Renderò bellissimo tutto ciò che mi circonda – di questo sarà fatta la mia vita.
Cit. Elsie De Wolf