Algeri, 2017. Ryad è un giovane studente di Ingegneria cui viene affidato il compito di liberare i locali di una vecchia libreria. Ryad è svogliato e non ama i libri, ma accetta l’incarico che gli vale come stage. La libreria si trova al n. 2 di Rue Charras che in realtà ha ormai preso il nome di rue Hamani. E’ stata più di recente una succursale della Biblioteca nazionale di Algeri ma gli algerini continuano a chiamarla la libreria Les Vraies Richesses: è un omaggio alla memoria della città che è la somma delle loro storie. I residenti della via guardano con sospetto un giovane giornalista arrivato sin lì per raccontarne la storia perché il governo algerino, per far fronte alla crisi, ha deciso di vendere luoghi come quello al miglior offerente per far posto ad altre attività: la gente ha bisogno di pane, non di biblioteche o librerie. E’ venuto meno il rispetto che si aveva nei confronti dei libri. Annota dettagli: il cielo triste, una vecchia pianta abbandonata, gatti. Ma non si accorge del vecchio Abdallah, l’addetto al prestito: alto quasi due metri, imponente, ha le spalle avvolte in uno spesso lenzuolo bianco, le rughe del viso profonde. Tace ma fissa con gli occhi pieni di lacrime e il cuore spezzato dalla rabbia la scritta in francese e arabo sulla vetrina: Un uomo che legge ne vale due. Gli abitanti del quartiere lo amano, lo hanno aiutato quando ha ottenuto il trasferimento dall’ufficio timbri del Comune per occuparsi delle libreria. C’è rimasto sino alla pensione e oltre perché nessuno si è ricordato di lui, sino a quando non ha ricevuto una lettera che lo informato della vendita e della chiusura della libreria. Ha preso a pugni il nuovo proprietario urlandogli che mai avrebbe permesso di distruggere la libreria di Edmond Charlot, il fondatore, il cui ritratto pende dal soffitto. Dalla chiusura della libreria dorme nel magazzino delle pizzeria accanto e ripensa alla sua vita, alla scuola che ha potuto frequentare solo dopo l’indipendenza, che ha imparato a leggere l’arabo frequentando la moschea e il francese solo più tardi e con fatica.
Edmond è un giovane ventenne molto entusiasta quando decide di aprire la libreria. Di ritorno da un viaggio a Parigi nel 1935 racconta al padre della libreria-biblioteca che Adrienne Monnier, donna straordinaria, scrittrice, editrice libraia, ha aperto nel 1915 al numero 7 di rue de l’Odeon: La Maison des Amis des livres.
Sogna una libreria che venda libri nuovi e usati, che faccia servizio di prestito e sia anche luogo di incontri e letture, con una forte impronta Mediterranea senza distinzione di lingua o di religione, che contribuisca ad allargare gli orizzonti. Lo aiutano il padre che lavora alle edizioni Hachette e gli mette a disposizione molti testi e alcuni amici cche gli mettono a disposizione somme di denaro. Rimane scettico il nonno che ha una grande cultura pur senza aver mai messo piede a scuola e ritiene che l’occuparsi di libri sia un meraviglioso passatempo ma in nessun modo un lavoro.
Prende accordi con un tipografo e accetta di stampare la prima opera teatrale di Camus, allora studente di lettere, che l’Amministrazione Comunale non autorizza a mettere in scena: La rivolta nelle Asturie.
E’ troppo pericoloso pubblicarlo con il nome dell’editore e qundi sulla copertina compariranno solo le iniziali in corsivo minuscolo e.c.
Ottiene da Jean Giono l’autorizzazione a chiamare la libreria Les vraies richesses in onore del suo libro (un inno alla natura e alla terra) e a stampare Les rondeur des jours, un articolo apparso su una rivista di turismo , da donare ai suoi primi acquirenti: 350 copie su carta pregiata.
La vedova del giornalista Victor Bartucand, inviato in Algeria dalla Lega per i Diritti Umani per contrastare la propaganda antisemita, e il nipote di Bonnard gli offrono di esporre alcuni suoi disegni e tele e così la libreria si appresta a diventare anche galleria d’arte.
Il 3 novembre avviene l’inaugurazione e il 19 dello stesso mese Edmond annota nel suo diario
“Da quando abbiamo aperto la libreria è presa d’assalto. I clienti vengono a scegliere i libri da prendere in prestito e da acquistare. Non sono mai di fretta, vogliono discutere di tutto: scrittori, colore della copertina, grandezza del carattere…Sono per lo più insegnanti , studenti, artisti ma ogni tanto anche operai che mettono via i soldi apposta per comprarsi un romanzo”.
Con il padre disquisisce di carta: odore (chi ama i libri non resiste alla tentazione di annusarli. Io ho una passione per la carta di Shakespeare &Co.) , sensazione al tatto. Edmond predilige quella giapponese fatta a mano: la Washi, dichiarata Patrimonio Unesco nel 2014.
La trascrizione del suo diario si interrompe nel 1961, nel mezzo ci sono gli anni della guerra mondiale, l’apertura delle Edizioni Charlot a Parigi, le lotte per l’indipendenza algerina, la devastazione delle sue librerie in cui perde gli appunti di lettura di Camus, la corrispondenza con Gide e gli altri. Il massacro di centinaia di algerini avvenuto a Parigi il 17 ottobre del 1961.
Ryad e il vecchio Adballah, superate le prime diffidenze, iniziano a frequentarsi. Adballah racconta al ragazzo del suo lavoro alla libreria: nelle schede annotava autore, titolo, parole chiave, ISBN. Leggeva qualche pagina anche se non gli piaceva ma doveva farlo per poter consigliare i lettori.
Gli piaceva soprattutto essere circondato dai libri, e il suo primo istinto è sempre quello di “scaffalarli”.
C’è solo un libro che ha letto spesso ed è Les vraies richesses di Jean Giono, soprattutto per la curiosità di sapere come mai hanno chiamato così la libreria.
E ha un brano preferito:
Erano abituati ad attendere ordini per vivere. Ora si sono decisi a farlo di testa propria, umilmente, senza ascoltare nessuno, e tutto si è illuminato…
I giorni passano, la libreria si svuota. Alcuni libri finiscono in una “cantina-vedetta” in Rue Elisée-Reclus dove è morto il poeta Jean Sénac, autore di poesie dedicate alla rivoluzione, omosessuale, amico di Camus e Pasolini, dove giovani poeti e intellettuali si ritrovano, scrivono, leggono.

Jean Senac
Gli scaffali, la scrivania, la macchina da scrivere, i pochi libri rimasti finiscono per strada, in balia delle intemperie. L’inverno, la neve, sono arrivati ad Algeri. Abdallah li guarda e pensa che non siamo noi ad abitare i luoghi, ma i luoghi ad abitare noi.
Ryad rilegge le parole sulla vecchia insegna arrugginita “Giovani autori, per giovani lettori, da giovani librai” e non si sente più tanto giovane: la sua testa è piena delle storie che il vecchio gli ha raccontato. Piccole, dense, pesanti, compongono il quadro della grande storia.
J’ai vécu, à 45 ans*, dans la misère et le désordre.
A 50 ans, pour ne pas périr, j’ai essayé de voir clair.
A 60 ans, je respire un peu. J’ai décrassé des alvéoles.
Je sais aimer sans mourir chaque matin.Jean Senac