La sposa italiana di Adriana Trigiani è una storia d’amore, una saga familiare, una storia nella storia. Ma anche un inno al lavoro artigianale, al cibo, alla famiglia, all’amicizia. Ci sono tristezze, prove da superare e naturalmente la morte in questo romanzo, ma nel suo mondo, uomini e donne plasmano le loro vite e ne hanno il dominio.
Enza e Ciro, partiti poco più che ragazzi dalle montagne che circondano Bergamo per cercare fortuna in America agli inizi del ‘900, supereranno la paura, la solitudine i soprusi e realizzeranno i loro sogni. E di sogno in sogno contribuiranno ad alimentare l’American Dream. Enza, più ambiziosa, diventerà sarta al Met, la preferita da Caruso, troverà consolazione nella musica (è di questi giorni un annuncio per una posizione aperta di Head of Wardrobe che sarà direttamente responsabile della gestione della cura e della manutenzione dell’inventario dei costumi dell’opera, nonché della gestione delle squadre di apprettatrici che assistono i cantanti e gli esecutori dentro e fuori i costumi sia per le prove che per le esibizioni).
Ciro diventerà un abile calzolaio e viene istintivo pensare a Salvatore Ferragamo, emigrato nel 1914 a Boston dove lavorò per cinque anni in una fabbrica di calzature prima di aprire una bottega per la riparazione e la creazione di scarpe su misura per poi tornare in Italia a causa della difficoltà a reperire calzolai esperti che lo aiutassero con le numerose ordinazioni di scarpe artigianali.
Faranno da sottofondo alle loro vite la prima e la seconda guerra mondiale, le morti in miniera dei tanti immigrati. Non perderanno mai di vista la famiglia e l’amicizia.
Come va a finire non ve lo dico🌸❤️