L’ho penso ogni giorno, lo penso soprattutto da quando ho una mia famiglia, un figlio. Un’età in cui incominci a fare bilanci e il tempo che ti rimane è meno di quello che hai vissuto. Ciononostante non avrei mai voluto essere uomo. Sin da piccola sapevo che avrei voluto essere moglie e madre. Sognavo una casa in campagna, tra piccole teste su una tazza di latte la mattina presto. Sognavo anche un marito che non ho mai avuto. Quello che ho avuto non è stato il massimo, forse il minimo. Salvo il quarto di lui che mi ha dato un figlio, e se lo faccio credo di farlo soprattutto per il figlio.
Sono stata e sono quarti di donna, che faticando si mettono insieme per farne una. Che vorrebbe tornare indietro e recuperare il tempo perduto. Non stipato in giornate convulse ma goduto. Che arrivata a questo punto dell’esistenza sogna l’isolamento. Lotto con me stessa per essere serena, nonostante tutto, per non cedere alla stanchezza, alla malinconia, e nel contempo coltivare desideri, e ideali.
Sono un quarto di donna, lo siamo in tante, chi più chi meno. Il nostro stato è ben descritto in questo libro che invito a leggere.
L’Autrice, Giuliana Ferri, nata nel ’23 e morta nel ’75, fu giornalista e responsabile della propaganda a Botteghe Oscure. Fu pubblicato da Einaudi nel ’76 e ora da Elliot Editore.
Del suo mondo, che amava, disse che era cosi frettoloso che certe volte le scappava dalle mani.
E’ quello che capita anche a me.