L’Azerbaijan, e I sogni di pietra di chi si oppone al nuovo, si fa per dire, corso…

In Azerbaijan si sono svolte le elezioni che hanno confermato alla guida del Paese il Partito del Nuovo Azerbaijan. Dov’è la novità? Non c’è. Perché  è al potere ininterrottamente dal 1996. E Ilham Aliyev, il Presidente,  è in carica dal 2003, dopo essere succeduto al padre  Heydar celebrato un po’ ovunque nel Paese con monumenti carichi di retorica.

Presidente Hyedar Aliyev Shaki, Azerbaijan
Presidente Hyedar Aliyev
Shaki, Azerbaijan

A dare una mano ha contribuito l’opposizione che ha boicottato le elezioni non presentando le proprie liste. Ne ha approfittato per denunciare, oltre alla mancanza di equità, le intimidazioni e gli arresti dei propri rappresentanti. Annullata, per il numero ridottissimo di autorizzazioni, la presenza degli Osservatori Ocse a cui di fatto si sarebbe impedito di svolgere con efficacia il proprio ruolo. Un mese fa anche a rappresentanti di Amnesty è stato impedito l’ingresso nel Paese: il loro lavoro di denuncia di violazioni dei diritti umani non è gradito al Partito del Presidente.

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Tra i tanti che hanno subito la repressione vi è anche lo scrittore Aylisli Akram, un tempo membro del Parlamento. Insignito dallo stesso Presidente delle più alte onerificienze dello Stato, si è visto revocare ogni diritto e ogni titolo nel 2013, in occasione della pubblicazione del suo romanzo Sogni di Pietra, in cui denuncia i progrom nei confronti degli Armeni perpetrati dagli Azeri. Copie del suo libro sono state date alle fiamme, gli è stata revocata la pensione, sua moglie e suo figlio sono stati costretti ad addandonare il lavoro e  13.000 dollari vengono  offerti in premio a chi consegnerà un suo orecchio. Nonostante il clima di odio che lo circonda, e i pochi che comunque ancora lo amano, lo scrittore rimane a Baku, accerchiato su tutti i fronti.

Il romanzo, scritto nel 2006, venne pubblicato solo nel 2013 sulla rivista russa Druzhba Narodov (Amicizia tra i Popoli) dopo l’estradizione in Azerbaijan di  Ramir Safarov, tenente azero,  per aver ucciso un ufficiale dell’esercito armeno in Ungheria e accolto come un eroe nel suo Paese.

Ora il romanzo è stato pubblicato in Italia dalla Casa Editrice Guerini e Associati. Io l’ho acquistato e letto e posso dire che è un libro bellissimo, commosso e commovente. Così come la sentita prefazione di Gian Antonio Stella che  in apertura al suo intervento ha scelto la frase, tratta dal libro, che ha sconvolto la vita dell’autore:

Questi arrivano e uccidono, poi arrivano quelli e uccidono. Se si accendesse almeno una candela per ogni armeno ucciso violentemente, la luce di queste candele sarebbe più viva di quella della luna.

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Sono stata mesi fa in  Azerbaijan di cui ho apprezzato ad esempio la tolleranza nei confronti degli ebrei. Me lo ha confessato il rabbino di Baku, ortodosso. Lo ha fatto senza guardarmi negli occhi come se la domanda l’avesse posta il mio compagno che era con me, senza darmi la mano. Il resto è fumo negli occhi se ci si  limita a Baku, la capitale. Basta inoltrarsi nell’interno per rendersi conto delle grande disparità di condizioni di vita, dell’abuso di potere e della propaganda che serve ad addomesticare gli animi dei più deboli, anche dal punto di vista intellettuale.

E mi sono chiesta in che direzione andasse la pubblicazione in Italia del romanzo visto che il nostro Paese ha fimato con l’Azerbaijan un accordo di collaborazione sul piano della promozione economica, turistica e culturale (The Jewel, il bellissimo padiglione azero ad Expo è stato progettato da Simmetrico, un network di creativi italiani operativo da qualche anno in Azerbaijan) . Mi sono quindi rivolta all’Editore che mi ha fatto pervenire questa dichiarazione

“Ci sono libri che si impongono per la loro qualità letteraria, altri che si impongono per la qualità storica e altri che riescono ad avere entrambe queste caratteristiche. Il libro di Aylisli mette in luce con maestria letteraria avvenimenti poco conosciuti, invitando alla comprensione e alla pacificazione. Libertà di stampa è dire alla gente quello che la gente non vuole sentirsi dire diceva George Orwell. E questo è quello che ha fatto Aylisli, invitando i suoi lettori a capire che, per comprendere “l’altro”, è necessario conoscere le sue ragioni e ammettere i propri torti.” – Angelo Guerini

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2 risposte a L’Azerbaijan, e I sogni di pietra di chi si oppone al nuovo, si fa per dire, corso…

  1. stravagaria ha detto:

    Mi scrivo il titolo. Grazie per la segnalazione 🙂

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