Quando ha aperto, circa un mese fa, una domanda ce la siamo fatta tutti. Eh sì, perché nel raggio di poche centinaia di metri, di bar ce ne erano già una decina. 2 con Mixer nella stessa piazza e 1 che aprirà. In totale poco più di una cinquantina , per una cittadina di circa 10.000 abitanti. Troppi secondo me. Anche per quella piazza che si anima solo nei giorni di mercato. Bar (non tutti ovviamente) che hanno dato non poco filo da torcere ai residenti di ormai tutte le parti di città con gli alcolici offerti con il 3 x 2 (offerta che non va nella direzione di limitare l’abuso di alcool tra i giovani e i giovanissimi e su cui nessuno tra i tanti che ne avrebbero un ruolo ha mai trovato da eccepire), le musiche sparate a manetta, gli schiammazzi, i bicchieri abbandonati sui gradini, le soste selvagge: tutto il catalogo della movida, insomma, che quando nacque in Spagna alla fine della dittatura di Franco, si prefiggeva ben più nobili scopi.
Che se si chiama movida spiegatemi perché stanno tutti fermi sotto le finestre di chi magari è anziano o malato o vuol o deve riposare per non essere uno zombie la mattina dopo, costringendo i residenti loro sì a muoversi, a volta anche poter dormire, o se hanno voglia di uscire la sera in cerca di locali adatti all’età (over 50 e anche meno ma non proprio out) e alle abitudini, ad esempio far due chiacchere con una gradevole musica di sottofondo che consenta il ragionamento e non favorisca l’ipnosi coadiuvata dall’alto tasso alcolico.
Viste le premesse, quindi, non avevamo di che essere allegri. Poi da mio figlio vengo a sapere che, insieme all’aperitivo, per un 1 euro in più il barista ti vende anche un libro, a scelta tra quelli che tieni in uno scaffale vicino all’ingresso. Tò, che bella idea! e così ieri sera insieme alla mia amica Ale, anche lei appassionata lettrice ed ex titolare del Bar dei Bar della nostra città ( che se avessimo avuto nel tempo una politica locale di tutela dei locali storici anche le ferramenta per dire ci farebbe fare ancora oggi la nostra bella figura Legge regionale n. 34 del 14 marzo 1995 Tutela e valorizzazione dei locali storici), sono andata al Mixer a curiosare approffittando del nostro rito settimanale dell’aperitivo.
Il proprietario, Luca, viene da una lunga tradizione familiare di gestione di locali pubblici. Ha iniziato da ragazzino, l’estate, a lavorare nei bar e ha accumulato molta esperienza in località di villeggiatura anche all’estero. L’esperienza- dice – unita allo studio danno una visione globale di questa attività che non la si improvvisa da un giorno all’altro.
Propone una lunga lista di cocktail tra i più noti e una lista delle sue creazioni. L’idea dei libri gli è venuta dagli aperitivi letterari, che sono ormai una consutetudine in molti locali , non qui da noi purtroppo, anche se per aperitivo letterario si intende un’altra cosa. E qui mi rivolgo a Luca: perché non presenta il libro di sua moglie? La saletta interna è molto raccolta, si presterebbe e chissà che altri autori non le chiedano di ospitarli…
L’occasione per provare e vedere come andrà a finire gliel’ha fornita un amico che si è ritrovato una discreta quantità di volumi di cui, ahilui!, non sapeva che fare e che ha con gioia trasferito nel bar. Non tutti in una sola volta, ovviamente, e Luca provvede quasi settimanalmente a rifornire lo scaffale.
Ma come funziona? funziona che vai per un aperitivo, ad esempio il venerdì sera, e con 1 euro in più ti porti a casa un libro. La scelta è varia, i classici sono andati via velocemente. Io e la mia mia amica Ale ci siamo portate via 3 titoli assolutamente, per noi, imperdibili. Insieme al sottofondo di vera musica che ha continuato ad accompagnarmi per un po’.
Ma l’interessante è che ad analizzare l’insieme dei titoli viene fuori il ritratto di una persona, il loro vecchio propietario, che si interrrogava sul senso dell’esistenza, in cerca di uno scopo più nobile di quello della realizzazione dei bisogni primari : mangiare, dormire, far l’amore (talvolta), lavorare (nei tempi che stiamo vivendo anche questo talvolta).
E il fatto che lo scaffale si trovi accanto all’ingresso assume un significato ancora più profondo secondo me se lo si considera dal punto di vista dell’uscita: provare ad uscire con in mano qualcosa che abbia un effetto più duraturo dell’alcool, che a differenza dell’alcool non tenda a nascondere ma se mai ci aiuti a mettere in luce quei a volte piccoli ma non insignifcanti particolari che aiutano a vivere, e non a lasciarsi vivere.
Che bellissima idea.
sì lo è. buon giorno 🙂