Un bell’articolo di Daniela Monti apparso oggi su Il Corriere della Sera Capaci di felicità riassume esattamente il mio pensiero riguardo alla felicità che evolve insieme a noi e al concetto che abbiamo di bellezza. L’aspetto fisico, che fino ai 34 anni è al primo posto nella classifica di ciò che la determina, scivola al 34 posto tra i 45 e i 54. Torna a farsi importante, ma non determinante, quando finalmente si può tornare ad occuparsi di sè stesse, dopo i 50 insomma, come a dire “nulla è perduto”. L’articolo prende spunto da una ricerca condotta da Episteme per conto della Maison Lancome che quest’anno compie i suoi primi 80 anni. La ricerca si ispira agli studi di Martin Seligam, docente al’Università della Pennsylvania Authentic Happiness. Sul sito è possibile registrarsi e compilare questionari sul proprio grado di felicità, sulle nostre relazioni e molto altro. L’ho fatto anch’io ma stando sul generico riguardo alla mia professione, bibliotecaria, che non compare tra quelle tenute in considerazione: contabile, cronometrista (?), custode di garage, idraulico, e molte ma nessuna che abbia a che fare con i libri. E, per quanto mi riguarda invece, si tratta di uno dei motivi della mia per così dire felicità.
Di felicità e libri ho già parlato in questo post Un cappotto rosso, una copertina lilla e la ricerca della felicità e se ritorno sull’argomento è perchè ho finito, proprio da pochi giorni, il nuovo libro di Nicolas Barreau Parigi è sempre una buona idea. La trama è discretamente originale e il finale scontato: i protagonisti troveranno a Parigi amore e felicità. Il libro si lascia leggere e soprattutto se ne ricavano un sacco di indicazioni su luoghi interessanti e deliziosi (in tutti i sensi) soprattutto riferiti a Saint–Germain-des-Prés. A partire dal roseto e dalla corte interna dell’ Hotel des Marroniers
e poi il Les éditeurs risto-biblioteca o biblio-ristorante, con i suoi 5000 titoli messi a disposizione degli editori che vi organizzano eventi, presentazioni e premi, e che ben rappresenta lo spirito del quartiere e i suoi abitanti, la creme de la creme degli intellettuali.
Seguono molte altre indicazioni utili, probabilmente note e arcinote ma non per me che a Parigi, come ho già scritto, ho rasentato l’infelicità L’ultima volta che vidi Parigi
Il libro mi ha fatto venire la voglia di dare a Parigi un’altra chance.
Magari salire sulla Tour Eiffel, comprarmi un paio di scarpe in Rue du Dragon, deliziarmi in una patisserie, andare finalmente da Shakespare & Co., respirare a pieni polmoni per far entrare in me la vie en rose, trovare la tazza della colazione con cui sostituire la mia, distrutta dall’uso. Potrebbe essere un Oiseaux blue di Gien
L’ho letto, ed è del tutto casuale, mentre Mr Tower era in trasferta proprio lì. In realtà era straimpegnato nella periferia e non ha provato nessuno degli indirizzi che gli ho indicato. E in aeroporto, per ingannare il tempo dell’attesa, mi ha comprato le solite Lancome, e non il il più pertinente La vie est belle, profumo lanciato dalla Maison nel 2012, che ha Julia Roberts come testimonial. Ma del resto, per quanto soddisfatta di me, sono ben lontana da Julia Roberts anche senza trucco e le Lancome le uso per mantenere intatte le mie imperfezioni.
È vero, i libri di Barreau non sono dei capolavori ma fanno venir voglia di scoprire i luoghi di cui racconta.
Ecco vedi.
Entrare a Shakespare & Co. è un’esperienza e per me Parigi vale sempre la pena… Anche senza trucco
Siamo belle dentro 🙂