Carla Serena sta al primo posto nella mia classifica delle donne viaggiatrici. La ragione? è stata la prima.E la prima ad andare nel Caucaso, da sola, dove rimase 3 anni. La prima ad andare in Georgia.
Lo fece nella prima metà dell’Ottocento. Il resoconto del suo viaggio, Mon voyage : souvenirs personnels , contiene disegni delle varie regioni della Georgia, di Borjomi, di Gori, informazioni riguardo l’etnografia e le diverse religioni, ritratti di persone e la loro vita quotidiana.
Su di lei ha scritto, in Italia, Daniela Pizzagalli, nel libro dal titolo Il viaggio del destino (ed. Rizzoli).
Caroline Hartog Morgensthein, che dopo le nozze prese a firmarsi Carla Serena, visse per anni a Londra come protagonista dell’alta società dove aveva seguito il marito, Leone, esiliato dopo la caduta di Venezia , il 27 agosto 1849, ad opera di “uno squadrone di ungheresi in giubbe bianche” e conseguente fine della Repubblica di San Marco. Intorno ai cinquant’anni sentì nascere in sé la vocazione giornalistica e il bisogno di viaggiare. Lo fece con successo, ottenne riconoscimenti, qualcuno adirittura osò fosse una spia. Ed oggi ahimè, è per lo più ignorata.
E io cosa c’entro? C’entro, c’entro … perché dalla Georgia sono tornata da poco. Non ho viaggiato da sola, l’ho fatto con Mr Tower, che da sempre esaudisce i miei desideri che sono anche i suoi. Non ho fatto disegni. Ho fatto, according to the times, molte foto. Non sono e non diventerò mai famosa, ma l’idea di scrivere di viaggi mi solletica da sempre.
Mi sono avvicinata a questo viaggio perché mi giungevano, in pillole quasi quotidiane, immagini di un paese ancora intatto, così distante dalla mia quotidianità. Un paese, uno dei tanti, di cui noi occidentali vogliamo occuparci senza saperne nulla.
E perché avevo bisogno di riconfermare in me, avendo superato i 50, la capacità di abbandonare le comodità del turista e quella di adattarsi alle scomodità del viaggiatore. Come Carla
Rinunciai al mondo e alle sue pompe sotto la specie dei miei falpalà, e partii munita soltanto dello stretto indispensabile…
Ma anche la capacità di confronto con le persone, di altri mondi, di altre condizioni. Approfondire le conseguenze della politica sulla vita delle persone.
Ho cercato e percepito lo spirito del paese. Un paese difficile, per condizioni ambientali e non solo, che forgia persone forti e caparbie. E con un grande cuore.
Una sorta di esame a cui mi sono sottoposta che sento di dire di aver superato. Lo devo soprattutto alla Georgia, alla sua gente: i Georgiani non sono solo interessanti da osservare ma sono amabili, onesti, generosi. Cercano un contatto, con lo sguardo.
Lo devo alla natura bellissima e a volte misteriosa. Alle sue strade, un continuo su e giù, e spesso faticose, come la vita. Al misticismo così intenso di alcuni luoghi e alla semplicità della religiosità popolare.
Al fascino di alcuni quartieri delle città più grandi, nonostante la decadenza. Affascinanti forse proprio per questo, perché non vengono cancellati i segni del passato.
Il nostro viaggio verso Oriente è iniziato a Budapest, dove Carla iniziò ad interessarsi dell’Oriente, e lo dobbiamo ad un ungherese, Tamàs, la nostra guida: uomo colto, curioso, originale. Che per quanto possibile, continueremo a seguire. Fosse anche in capo al mondo.
La vie est un enchainement de souvenirs. Voyager, c’est multiplier ces souvenirs. – C.S.