Era, sarebbe sempre in programma il nostro viaggio in Ucraina previsto dall’9 al 13 Aprile, per la Pasqua ortodossa e greco-cattolica, se non fosse che gli alberghi sono al completo. E poi gli eventi, quella matita spezzata a Minsk che rende meno rassicurante l’esito dell’incontro.
Partenza da Budapest in pullman, con un gruppo di ungheresi, destinazione Leopoli. Lwów, Львів, Lemberg, לעמבערג , Լվովի, Львов, Liov, Ľvov, Lvov, Лвов, Lavov, Leopolis, Léopol, Ilyvó: scegliete il nome che vi piace di più. Tanti nomi per una sola città dove vissero pacificamente una dozzina di gruppi etnici, anche italiani. Un ponte tra l’oriente sconosciuto e l’occidente desiderato.
Mi sono comprata apposta per l’occasione il libro che vedete qui sotto. Me lo ha consigliato l’ex Console onorario Ucraino a Genova, Camillo Bassi, caro amico e uomo di grande cultura oltre che esperienza. E’ in effetti pieno di suggestive descrizioni. Che aumentano il desiderio di partire. L’Autore, Massimiliano Di Pasquale, ne parla come piace a noi, soprattutto nel caso di viaggi come questo, non globalizzati, riferendosi al passato, alle impressioni che ne ricavarono viaggiatori illustri o anche no, cercando di trasmettere quelle atmosfere che a noi piace cercare.
Attraversando la città con lui veniamo a sapere della decadenza asburgica che la pervade, dell’atmosfera Praghese magica e letteraria non ancora deturpata dalle luci al neon del dopo Muro, dell’Hotel George in cui ormai è ovvio dormiremo. Di Ploshcha Rynok, la piazza del mercato, che pullula di cafè e librerie dei palazzi barocco-rinascimentali dai colori pastello.
Il mercatino dei libri usati, la Casa Veneziana e la pasticceria Zalewski, descritta in Il Castello Alto da Stanislaw Lem (il prossimo libro che comprerò) : “ricordo branchi di maialini rosa con gli occhietti di cioccolato, ogni genere possibile di frutta, funghi, affettati, piante, selve e terreni accidentati: ci si poteva convincere che Zalewski sarebbe stato in grado di ripetere l’intero cosmo nello zucchero e nel cioccolato, dando al sole il luccichio delle mandorle perlate e alle stelle quello della glassa…”. O la torta di mandorle, a strati di cioccolato fondente alternati ad altri di meringhe intrise di cognac di Veronika
Girando per la città, dice, non si trovano tracce di Unione Sovietica. Perchè la Russia, continua a considerarla una sua proprietà? Bella domanda! io ho letto e riletto, anche proprio di recente, e se devo dire la verità ne capisco poco della questione ucraina. Anche ascoltando amici russi e ucraini. A volte ne traggo delle riflessioni totalmente contrastanti e inaspettate.
Il libro parla anche di Berdychiv, città di cui sino ad ora mi sono solo occupata sulla carta per una storia che sto scrivendo e che parte dai Pogrom e arriva sino alla Shoah, passando per Genova e poi per Fossoli, prima di approdare ad Auschwitz. Ma questa appunto è un’altra storia di cui vi parlerò.
Vi sarete chiesti perché ho messo un portachiavi dichiaratamente russo sul libro. Ce lo ha regalato, insieme a molto altro di più prezioso, un caro amico russo appunto, molto amico anche di Camillo a dimostrazione che la politica va spesso in direzione contraria ai cuori delle persone, chiude porte che noi ad esempio teniamo aperte.
Mi hai fatto venire voglia di visitare un paese che non mi attrae particolarmente
sono i viaggi più interessanti 🙂 ma aspettiamo di vedere se vado e se torno…
Spero tu vada, ma soprattutto che tu torni
ti dico le alternative?
Se non sono nefaste