“…C’è la luce calda dell’interno, e la pioggia che corre sui vetri, la gente che entra e che scuote i vestiti bagnati, le auto che si fermano davanti e di cui per un attimo si percepiscono i fari. Ci sono le famiglie, che si sono bardate per la circostanza, e gli habitué con i visi rossi, che giocano le loro partite a domino e a carte, sempre sullo stesso tavolo e che chiamano i camerieri per nome. E’ un mondo, capite, un mondo quasi completo che basta a sé stesso, un mondo in cui mi immergevo con voluttà e che sognavo di non lasciare mai…”.
Georges Simenon
“Ho visitato i musei, come fanno tutti, sono andato a zonzo in gondola sul Canal Grande. Me ne sono stancato presto. Vi si incontrano tedeschi, inglesi, francesi, cinesi, turchi (ma non spagnoli). Hanno la testa a trottola, infilata su un perno; guardano da tutti i lati come se il tempo incalzasse (e infatti li incalza). Io, per essere felice, devo vedermi circondato da gente che abbia chiaramente scritto in faccia che domani farà giorno ancora. Faccio tutto con molta placidezza. Mi piace così. Se ci si accalca per qualcosa, qualunque cosa sia, me ne vado, a costo di non acchiappare ciò che gli altri acchiappano. Se qualcuno mi dice, con gli occhi sgranati, che devo assolutamente vedere una cosa, è molto probabile che me ne vada a fare la siesta con un romanzo poliziesco. (…) La vita non è in marmo di Carrara. Non vi è nulla di straordinario sul Prato della Valle, se non per me oggi, alle cinque della sera, una luce e un’aria, certi rumori, colori, forme che mi colmano di una felicità che sono il solo ad assaporare.”
Jean Giono
Di Faustin, sapevamo che gironzolava per le cascine lì attorno, come macellaio volante: sgozzava o tirava il collo a conigli, anatre, maiali, oche, così da trasformarli in terrines, confites e prosciutti. Ci sembrava una strana occupazione per un uomo tenero di cuore, che viziava i suoi cani; ma evidentemente era svelto e abile e, da bravo contadino, non era sentimentale.Noi potevamo trattare un coniglio come una bestiola domestica o essere pateticamente affezionati ad un’oca ma venivamo da città con supermercati , dove la carne da cibo era igienicamente spogliata da ogni sembianza di essere vivente. Qui in campagna invece, non era possibile ignorare il passaggio diretto fra la morte e la tavola.
Un anno in Provenza, Peter Mayle
Sarebbe loro piaciuto essere ricchi. Credevano che avrebbero saputo esserlo. Avrebbero saputo vestirsi, osservare, sorridere come della gente ricca. Avrebbero avuto il tatto, la discrezione necessari. Avrebbero dimenticato la loro ricchezza, sarebbero stati in grado di non esibirla. Non se ne sarebbero vantati. L’avrebbero respirata. I loro piaceri sarebbero stati intensi. Avrebbero amato camminare, andare a spasso, scegliere, apprezzare. Avrebbero amato vivere. La loro vita sarebbe stata un’arte di vivere.
Le cose, Georges Perec
Insieme agli oggetti “acquistiamo” dei piccoli universi di senso.
Roland Barthes