Leggo ad alta voce, lo faccio già da un po’. Ho iniziato a farlo per i ragazzi disabili di un centro della mia città. Li chiamo ragazzi ma ragazzi non sono, una di loro che ora non c’è più, Pia, a sinistra nella foto, era più grande di me. Li chiamo disabili ma mi hanno dimostrato che hanno abilità. Certo…bisogna andarle a cercare. E le ho trovate facendo leva sul sentimento, più che sulla comprensione vera e proprio del testo. Abbiamo letto Sandokan ad esempio perché era possibile poi far vedere loro i DVD dello sceneggiato. Naturalmente le ragazze erano perdutamente conquistate dall’eroe, i ragazzi dalla Perla di Labuan. Ma alla fine qualcosa è cambiato, perché dalla lettura veniva fuori ripetutamente che Sandokan avrebbe lasciato a malincuore la sua vita di avventuriero per amore della Perla. Lo abbiamo fatto a pezzi insomma, abbiamo concluso che era un infamone.
Abbiamo letto poi l’Odissea, e per concederci un po’ di divertimento Fantozzi che alla fine però ci stava venendo a noia. Ci siamo commossi per la Gabbianella e il gatto, forse troppo, ma era da poco mancata Pia che era la trascinatrice del gruppo. Le avevo promesso che avremmo letto La mafia spiegata ai ragazzi perché Pia era rimasta molto colpita dagli sceneggiati sulla vita del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa e di Falcone e Borsellino.
Dopo la sua morte c’è stata una lunga pausa e ora finalmente sono tornati. Mi sono mancati, mi sono mancati molto in questi mesi. L’ora dedicata alla lettura per loro è diventata per me irrinunciabile, è un’ora di assoluta serenità che mi riconcilia con il mio lavoro, fatto anche di tensioni e inevitabili amarezze. Sono felice che i loro educatori, Calogero e Marco, mi hanno abbiano coinvolto in questa iniziativa, e li ammiro per la loro dedizione nei confronti dei ragazzi. Non so quanto io possa essere utile a loro ma so quanto sono utili loro a me, spero colgano anche questo nel mio sguardo, gratitudine, e che questo sia per loro motivo di fiducia e serenità.
E poi da qualche tempo, leggo anche ai bambini della scuola dell’infanzia. Lo faccio per aiutare le Insegnanti nel compito di appassionarli alla lettura. E mi diverto un sacco. Faccio le voci, i suoni, i gesti, cerco insomma di rendere viva la storia. E i bambini mi ascoltano stregati. Non credo di avere particolari abilità, credo che sempre più i bambini vedano sparire intorno a loro nonne e nonni che si comportino come tali, che non sgambettino in palestra o partano per una crociera, qualcuno che li faccia addormentare raccontando una storia, o si addormenti accanto a loro mentre la legge. Poi stregati o no vengono fuori anche storie personali che con quella che si legge non hanno niente a che fare: le vacanze, i viaggi, i fratelli piccoli che rompono, le nazionalità diverse di cui i bambini non hanno percezione semmai è un “esotismo” di cui andare fieri.
Per la prima classe che è venuta questa mattina ho scelto La bellezza del Re, di Henriette Bichonnier: in poche parole la storia di un re molto molto bello e molto vanitoso che non tollerava che nessuno fosse più bello di lui. I suoi sudditi impararono ad abbruttirsi per avere salva la vita. Ma un giorno due giovani trovano il coraggio di mostrarsi l’uno all’altro nella loro bellezza, si sposano, si amano e dal loro amore nasce una bambina…bellissima…che intenerisce il re e il suo regno torna ad essere bello e felice.
Morale della favola: la bellezza è soprattutto quella dentro di noi, nessuno sbaglia per sempre e le cose che ci accadono modificano anche i nostri comportamenti. Facile detto da un grande ma tutto questo lo ha detto uno dei bimbi, anni 7.
Ecco. Questi sono due esempi di cose che accadono nel mio lavoro: mettendo al primo posto il cuore, accettando di fare la nonna, anche solo per un po’.