La scarpa più famosa è quella di Cenerentola, indubbiamente. Sapete che della fiaba esistono 345 versioni? E che esistono quindi 345 tipi di scarpa, diversa per ogni Paese in cui la fiaba è conosciuta?
Di vetro in Francia, dorata in Germania, di sughero in Sardegna. La Cenerentola cinese indossa un paio di sandali d’oro, lasciati in dono dal martin pescatore, aiutante magico. Portano sandali anche la Cenerentola del Vietnam, del Perù, dei Balcani. La Cenerentola del Tibet indossa stivaletti di pelliccia, quella Araba degli zoccoli d’oro, quella napoletana le “pianelle”, scarpe con un altissima zeppa di legno. Dimenticavo quella americana, soprannominata “bigfoot” che avendo piedi enormi indossava scarpe da ginnastica di cristallo, taglia 45…o giù di lì.
Le storie hanno un filo conduttore sempre uguale: alla Cenerentola di turno muore la mamma e il papà sposa in seconde nozze una donna apparentemente buona che poi si rivela ingiusta verso la povera ragazza riducendola ad uno stato di semi schiavitù. La ragazza avrà il suo riscatto grazie all’intervento di forze magiche che non solo la libereranno dal giogo della matrigna, ma la consegneranno ad una nuova vita, sposa di un principe o comunque di un ottimo partito.
Se le scarpette sono il simbolo della storia e il nodo cruciale della trama, il tema portante della storia di Cenerentola è la rivalità all’interno della famiglia . Poi la fiaba finisce bene si sa. Ma se proprio vogliamo prendere a pretesto una scarpa possiamo dire che casualmente ci sono quasi tante Cenerentole come i giorni dell’anno, e che per fortuna le Cenerentole dei nostri giorni per le quali la fiaba non finisce bene non sono così tante. Ma sono comunque troppe, anche una sola è già troppa. E si vorrebbe che la scarpa simboleggiasse un viaggio, un nuovo stile di vita, una diversa percezione di sé che permette l’accesso ai simboli di nuove realizzazioni psichiche. Una fuga riuscita insomma.