Sparisce un bambino e subito pensi al maniaco o allo zingaro. Spesso è un conoscente, a cui i genitori hanno concesso fiducia. Ma quando mai un genitore affida il proprio figlio ad uno sconosciuto? Capita nella realtà. E’ capitato nel bellissimo e a torto per lo più ignorato film Non è ancora domani ( La Pivellina) che vidi qualche anno fa e che è in netta contrapposizione con i fatti accaduti proprio in questi giorni.
Roma, sullo sfondo San Basilio, la borgata delle tante avventure dei ragazzi di Pasolini. I palazzi che all’epoca erano nuovi, rifugio di tanti sfollati dal centro storico e nuovi abitanti della capitale, ora fanno da scenografia a “La Pivellina“, racconto di un breve periodo della vita di una famiglia di giostrai e circensi. In uno spiazzo abbandonato al centro delle ormai storiche case popolari vivono nelle loro roulotte Patti, Walter, Tairo con la nonna Gigliola e chissà chi altro, finché non arriva Asia, una bimba di 2 anni lasciata sull’altalena di un parco giochi con un biglietto e una foto della mamma in tasca. Patti (Patrizia Gerardi) la porta nella sua roulotte e pian piano, senza sconvolgere la vita della piccola comunità, la bambina si inserisce perfettamente in questa famiglia che cerca di sopravvivere come può al dilagare della mono cultura, continuando a camminare con dignità sulla propria, fangosa strada. Nel suo biglietto la mamma di Asia assicura che tornerà a prenderla entro breve, dunque la famiglia di giostrai, nonostante i dubbi del marito Walter (Walter Saabel), non denuncia il ritrovamento della piccola, in attesa dell’annunciato ritorno.
Autori Tizza Covi e Rainer Frimmel. Nessun dialogo scritto per gli attori. Patti Walter e Taro vivono nei luoghi del film: ai margini per scelta. Raccontano se stessi dentro la storia e improvvisano. Ne viene fuori un’umanità calorosa e generosa, un racconto denso di morale ma senza retorica contro la discriminazione sociale. E’ un film sull’infanzia, sulla famiglia, e sull’essere genitori. A prescindere.