Ci risiamo. Un altro titolo originale che non fa onore all’oggetto del libro. Questa volta tocca a Consider the fork. A History of how we cook and eat di Bee Wilson che esce domani in Italia con il titolo In punta di forchetta. Storie di invenzione in cucina.
Intanto dici “in punta di forchetta” ed immediatamente pensi a qualcosa di esageratamente ricercato e quindi di per sè già sgradevole. Vero è che sino al ‘700 “la forchetta” venne usata solo dalle classe abbienti: gli altri usavano più selvaggiamente le mani. E all’inizio la trovarono, oltrechè ridicola, anche inutilmente faticosa e strumento del demonio.
Ma dall’introduzione dei “fili di pasta” alla corte di re Ferdinando IV di Borbone la forchetta ebbe finalmente il giusto riconoscimento. Smise quindi di essere simbolo di ricercatezza e divenne oggetto di uso comune cui riservare comunque la giusta considerazione.
E appunto di questo parla il libro di Bee Wilson, antropologa e storica britannica, critica di The Sunday Times e The Times Literary Supplement, autrice tra i tanti anche di un articolo sulla “fine del cibo”, ridotto, per chi ha la fortuna di averne accesso, ad una comodità qualunque. E invece ogni oggetto o gesto legato al cibo ha una sua storia che ha influenzato i consumi e la nostra percezione : una storia avvincente di millenni di ingegno umano.
Dopo averlo letto anche la cucina, intesa come spazio, acquista un significato diverso: ipertecnologica oggi e sempre più spesso vuota.
Anche l’acqua calda, intesa come la più banale delle scoperte.
Questo blog è di un’eleganza rara, sarà un piacere leggerlo!
grazie elvira, ben trovata!