Detto così sembra una roba surreale. E un pò lo è, diciamolo. Almeno così mi parve quando ne presentammo la riduzione teatrale. Anche perchè il Madagascar (testo scritto nel 2004 da Marius Ivaškevičius, il più brillante drammaturgo lituano contemporaneo) di cui si parla è un’utopia, un’isola lontana in cui riscostruire una società pacifica e libera.
E’ il sogno di Casimiro Scherzo, parodia del geopolitico Kazys Pakštas, alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, per il suo paese, la Lituania, minacciata da russi, tedeschi e polacchi. Un sogno in cui naufragano gli intellettuali, uomini e donne, che avvertono il cambiamento o spesso lo percepiscono quando è già avvenuto, senza essersene accorti.
Il testo, pubblicato in Italia da Titivillus, è stato tradotto in Italia da Toma Gudelyte e Stefano Moretti che ha curato la regia dello spettacolo teatrale realizzato dalla compagnia Gli Incauti. Verrà presentato Sabato 5 ottobre alle 18.30 alla Libreria Utopia di Milano. L’Autore è riconosciuto come uno degli autori teatrali più interessanti e controversi della sua generazione per il modo in cui affronta e rielabora la storia e i miti nazionali del suo Paese. Dì se racconta poco, dice che la sua vita è ciò che è in grado di ricordare. E sono questi ricordi che modellano l’anima.
La sua scrittura riflette l’atmosfera dell’Est Europa, abituata a comunicare per metafore, mai in maniera diretta. A suo avviso tutto ciò rende la letteratura orientale “più chic”, troppo esplicita la nostra. A proposito dell’Europa la pensa come me: “Una forte identità europea è impossibile. In primo luogo è necessario liberarsi della propria identità prima di adottarne una nuova. ” dice. “Ma non è così facile dato che ogni uomo è profondamente radicato nel paese in cui è cresciuto. Ci vorrebbe almeno un’Europa che rispetti la democrazia, i diritti umani e gli individui. Niente di più “.
Il crollo della cortina di ferro favorisce gli scambi tra artisti e scrittori, ma anche fa sì che gli uni e gli altri si influenzino. Tutto ciò è certamente positivo. Così come la scoperta e l’esplorazione di luoghi dimenticati o perduti possono essere fonte di ispirazione per le nuove generazioni. Che hanno opportunità in più oggi per conoscere questa “nostra” Europa, nella speranza che recuperandone le radici, il passato, anche il futuro sia migliore. E interrompere così la sequenza di “generazioni perdute” per inaugurare l’età delle “generazioni ritrovate”.