Siamo arrivati ad Orgosolo una domenica pomeriggio, sotto un sole spaccante. E abbiamo trovato quello che ci aspettavamo, con qualche sorpresa.
Il primo murales proprio davanti al parcheggio.
Le prime persone un gruppetto di uomini anziani, che mi è venuto spontaneo salutare come entrassimo in uno spazio privato. Seduti su un muretto, pantaloni e maglie scuri, e la tradizionale coppola, Hanno gentilmente risposto e anche un po’ sorriso. Ma l’impressione di aver oltrepassato una soglia me la sono portata dentro per tutta la visita al paese.
Gruppetti di uomini si ripetono ad ogni panchina, ad ogni bar, ad ogni muretto. Tutti con la stessa divisa, tutti con le stesse caratteristiche fisiche. D’istinto ti viene da pensare alle fatiche che devono aver fatto durante la loro esistenza, fin da bambini, perché la terra di Sardegna è bellissima ma anche faticosa. Tranne alcuni, per lo più non chiacchierano tra di loro: si limitano a guardare il muro di fronte, o il paesaggio, o ti seguono con gli occhi mentre passi. Le braccia abbandonate come non avessero neppure più forza. Ragiono sulla longevità della vita in Sardegna e ne deduco che di lavoro, almeno qui, non si muore. E comunque hanno respirato aria pulita, si sono nutriti di cibi sani perché sane sono le terre che hanno coltivato e sani gli animali che ci hanno pascolato. Mi domando quanti di loro sappiano leggere, o scrivere. Magari tutti. Che ne sappiamo noi della Sardegna? In fondo troppo poco.
Tranne due, le donne le abbiamo incontrate sui murales, per lo più ritratte nelle loro occupazioni domestiche. Madre, sorella, figlia e moglie. Una figura di enorme importanza in una società in cui, a causa delle assenze dell’uomo per la cura dei pascoli, la donna si era specializza nell’andamento di tutto ciò che ruota intorno alla casa e alla famiglia. Quindi all’interno e all’esterno. La sola di cui l’uomo si fidava e che così diventava “Sa meri de’omu”.

Oliena, Maria Palimodde
Dicevo due. Una è comparsa all’improvviso, veloce nel percorrere un breve tragitto su una strada bianca e con una luce accecante, quasi un fantasma nero: la testa bassa, il gonnellone nero che ondeggiava ad ogni passo… Ora che gli uomini sono tornati a casa, definitivamente, lo spazio esterno ritorna di loro proprietà. Alle donne anziane non rimangono che pochi passi veloci, furtivi.
L’altra gestisce un piccolo negozio a metà tra la merceria e il negozio di souvenir. Un negozio povero, messo su con quattro scaffali in croce. Decido di entrare. Negli scaffali le coppole ad uso turistico, sul bancone in bella vista quelle ad uso locale: Antico Berrettificio Demurtas per essere precisi. Ne voglio comprare una a Federico e una a Cesare a cui chiedo di entrare. La signora gli insegna ad indossarla e ce le fascia in carta di giornale.
La musica che si diffonde nel locale rende il tutto surreale. Una compilation delle migliori canzoni degli anni ’60 e ’70. L’ha preparata il figlio della signora. Sono nostalgica – dice – e intanto nel mio negozio i giovani non entrano. Appunto. Non siamo giovani e a noi piace.
Su tutte Canzone di Don Backy che avevo completamente rimosso.
Nel più bel sogno, ci sei solamente tu sei come un’ombra che non tornerà mai più tristi sono le rondini nel cielo mentre vanno verso il mare é la fine di un amore.
Chissà se la signora avrà mai visto il film di Lizzani Barbagia . Don Backy in questo film canta Ballata per un balente. Su balente è l’uomo che vale, che sa farsi valere e vale anche se, intendiamoci, la fortuna non gli arride, anche se la sua balentìa non risulterà all’atto pratico coronata da un adeguato successo. L’importante non è vivere o morire, ma vivere e morire da uomo. […]
Il film racconta della vita di Giuliano Mesina che è ritornato in carcere proprio poco tempo fa.
Il cerchio si chiude e tutto ruota intorno al passato. Che ad Orgosolo sembra ancora presente. E se , come dicono i dati sull’occupazione, in Sardegna sono molti i giovani che tornano ad occuparsi del lavoro dei campi e della pastorizia, allora sarà anche il futuro. Le bellese Barbaricine torneranno ad essere “Sa meri e’domu”.
A meno che non decidano di emigrare, e allora Canzone avrà anche per loro un suo perché.
provai la tua stessa sensazione ed impressioni quando visitai Orgosolo almeno una dozzina d’anni fa. no è proprio vero che tutto cambia, qualcosa malgrado tutto, riesce ancora a conservarsi. (belle anche le foto!) un sorriso
grazie! ricambio il sorriso 🙂
Il tempo si è fermato ad Orgosolo. Un posto incantato che ho visitato a bocca aperta
Se non fosse stato per la donna con il fucile, non sarei mai arrivata a questo post, bello e perspicace. Amo molto la Sardegna, soprattutto quando non è tempo di turisti e la sensazione è sempre che sia un mondo a parte, antico e fiero, che si svela un poco alla volta a chiunque ricerchi la natura più profonda e atavica dei luoghi e delle persone. Grazie delle informazioni!
E’ così…ma anche quando è tempo di turisti basta fare come noi…Seguire le strade bianche e fare bellissime scoperti
https://eyesmindandhearthaboveall.wordpress.com/2013/08/02/sa-meri-de-omu/