René Char, poeta francese, nacque nel 1907 a L’Isle sur La Sorgue. Fu protagonista della Resistenza armata al nazifascismo con lo pseudonimo di Capitain Alexandre e attivista anti-nucleare. Chi viene al mondo per non incasinare nulla (pour new rien troubler) – scrisse – non merita riguardi né pazienza. Aderì negli anni ’30 al surrealismo per poi distanziarsene maturando un’estetica indipendente che lo portò poi a legarsi ad Albert Camus. Morì a Parigi nel 1988. Oggi, René Char è considerato uno dei poeti più ermetici, densi e originali della moderna letteratura europea. L’ho scelto a commento di molte foto de L’Isle perchè tutto ciò che mi circondava rimandava alla bellezza cui Char attribuì potere etico, una bellezza minimale, a volte struggente ma non per questo meno dirompente: Proprio l’istante in cui la bellezza, dopo essersi fatta lungamente attendere, sorge dalle cose consuete, attraversa il nostro campo rigoglioso, lega tutto ciò che può essere legato, illumina tutto ciò che deve essere illuminato del nostro retaggio di tenebre.
Nelle strade della città c’è il mio amore. Poco importa dove va nel tempo della separazione. Non è più il mio amore, chiunque può parlargli. Non si ricorda più di chi nel modo giusto l’ amò e da lontano lo illumina affinché non cada. – Sottomissione
Qui cherchez-vous brunes abeilles dans la lavande qui s’éveille?
Passa votre roi serviteur. Il est aveugle e s’éparpille. Chasseur il fuit le fleurs qui le poursuivent.Il tend son arc e chaque bête brille. Haute est sa nuit; flèches risquez vos chances. Un météore humain a la terre pour miel. – Recéption d’Orion
E’ nel tessuto del poema che bisogna ritrovare,
in egual numero, gallerie nascoste, stanze armoniche,
e, nello stesso tempo, lembi di futuro, portici al sole,
sentieri insidiosi ed esistenze che si riconoscono alla voce.
Il poeta è il traghettatore di tutto ciò che plasma un ordine.
Un ordine insorto.
Il poeta non trattiene a sé ciò che scopre. Non appena lo trascrive, subito lo perde.In ciò risiede la sua novità, il suo infinito, il suo pericolo.
che meraviglia la poesia provenzale e occitana, origine della nostra lingua, fascino dell’antico e del vagabondo poeta, sarebbe bello che tu potessi fare proprio a maggio un’altra fuga in quei luoghi…
” Lanquan li jorn son lonc en mai, m’es bels douz chans d’auzel de loing; e quand me sui partitz de l’ai remembra d’un amor de loing…..”