Ad ogni mercatino dell’antiquariato che è sempre più tutto e più niente realizzo che comprerei molto il che non è possibile ma soprattutto che faccio incetta di suggestioni. Che sia un pezzo di antiquariato, una fotografia, un vecchio abito, un oggetto di paesi lontani inizia per me un viaggio.Un viaggio oltre gli oggetti, solitamente appartenuti a persone vissute in sordina, che se finite in un mercatino vengono di fatto consegnate all’anonimato, all’oblio. Eppure, proprio perché non commerciali, mantengono quell’aura di memoria di cui sono dotati, ad esempio, gli oggetti artigianali.
Che ci faccio qui? Che c’entra tutto questo con me? E si pensa al soldato, all’asinaio, All’uomo col turbante, si pensa al mullah, che a mezzogiorno, in piedi davanti alla moschea chiama alla preghiera, si pensa ai contadini, agli uomini intenti a bere il tè e alle carovane che percorrono lentamente sempre gli stessi sentieri da mille anni e ai nomadi che scendono dai loro pascoli estivi nelle alte valli e si dirigono a sud, verso l’India. (…) Le leggi sono dure, la vita misera, le stagioni improvvise. Non c’è modo di fuggire? Non si apre da nessuna parte una strada, un passo che porti in altri paesi?
La via per Kabul. Turchia, Persia, Afghanistan 1939-1940 – Annemarie Schwarzenbach.
Per gli oggetti provenienti da India Tibet e Nepal ho decisamente un debole. Ne vengo istintivamente attratta, se ho vissuto un’altra vita deve essere stato lì.
A volte penso sia retaggio della mia generazione, vissuta in anni in cui queste zone del mondo hanno significato per molti La meta ideale grazie anche a letteratura e musica.
Sento di potermi definire una “viaggiatrice sentimentale” nel senso che negli anni ho sempre più viaggiato in paesi che sento “miei”.
Certo il Tibet mi manca ma dovrebbe essere il Tibet che per la prima volta vide una donna bianca , Alexandra David-Néel , che nel 1924 giunse a Lhasa attraversando la Cina vestita con abiti tibetani. Gli abiti che indossa sono sporchi, trasandati, e chiunque la incontra sul suo cammino la scambia per una semplice pellegrina alla ricerca del suo tempio. Abiti che non furono sicuramente come quelli che ho visto indossare con estrema eleganza da donne di ogni età in occasione delle lezioni tenute dal Dalai Lama lo scorso anno a Milano, anche loro però pellegrine in terra straniera.
Di Alexandra mi piace molto questa frase “Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta”, perché implica un avvicinamento concreto, fisico con le persone. Esprime esattamente ciò che cerco nei miei viaggi, anche i meno esotici: l’umanità della gente. E come lei penso che questi paesi siano la mia casa spirituale, per così dire perché sono paesi molto “fisici” che vanno avvicinati con i sensi e diciamo anche con il cuore.
Che bello questo post…
Che belle le tue parole e gli odori che si percepiscono…
Ti va di passare da me???
Ti aspetto da meeeeee
Luna
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