23 Aprile 1943 – Carissima Marga

...come sempre sto benissimo, così voglio sperare di te, delle pupe e di tutti a casa. Non ho ancora ricevuto tue notizie e sapessi con quanta ansia le attendo. In questo momento non si desidera che una lettera, un rigo che mi dica “stiamo tutti bene”; il resto è nulla…

Così inizia la prima di una seri e di lettere scritte dal Maresciallo Antonio Palumbo, in un arco di tempo che va dal 23 aprile 1943 al 2 maggio del 1945, anno in cui, nel mese di Agosto, venne rimpatriato.

Sono lettere familiari, di una dolcezza struggente rivolte alla moglie Margherita che affettuosamente chiama Marga e alle figlie Anna e Valeria, residenti a Roma,  in uno dei periodi più dolorosi per la città: Roma venne  bombardata dagli Alleati 52 volte sino alla data del 4 giugno 1944, giorno della sua liberazione.

Furono spedite da vari campi di internamento negli USA e riportano fatti e riflessioni comuni agli oltre 50.000 militari italiani catturati dagli Alleati.

priso

E’ una storia per lo più, credo, ignorata o almeno era così per me sino a quando un amico, assecondando la mia passione per vecchie fotografie,  lettere e le storie che dietro queste si celano,  me le ha donate. Sono di colore verdino. Nell’intestazione la scritta : Prisoner of War . A seguire il divieto di scrivere nello spazio indicato nelle 4 lingue dei prigionieri ( inglese, tedesco, italiano e infine giapponese) e le indicazioni per l’indirizzo del destinatario. Lettera 4 indirizzo

Portano il timbro della censura e la prima in particolare ha sul testo spesse righe nere, sotto cui è impossibile leggere. La censura appunto.

lettera 1- 23.4.1943


Nella lettera del 5 luglio 1943 Tonino, come si firma, scrive :- Ieri ho appreso che hanno bombardato Ostia; puoi immaginare quale può essere la mia tranquillità. Io spero che non avrai rifiutato l’ospitalità che ti ha offerto Angiolina. L’incolumità tua e delle bambine, se non di tutti di casa, potrebbe farmi vivere un po’ serenamente:-
E il 25 ottobre dello stesso anno : …Un anno fa ero ancora a casa, ti ricordi? Nulla faceva presagire tanta sventura. Ed ora siamo nella lontana America, divisi dalla vita civile e spettatori inerti della nostra rovina. Siamo trattati bene, questo è vero, ma noi non agogniamo che tornare in Patria e dividere con i nostri fratelli i duri sacrifici per la liberazione del nostro suolo…Penso a te, alle care nostre creature, terrorizzate dagli orrori della guerra..:-

Nel giugno del ’44 Roma era ormai libera e Tonino scrive alla moglie :- Dammi notizie urgenti se lo puoi tramite il Vaticano; solo i preti sono stati capaci di fare qualche cosa per noi e confortarci in qualche modo. Governi, Croce Rossa e tanti Enti che tanto professavano per i prigionieri, ci hanno lasciato languire nei campi di internamento. Che Dio li stramaledica tutti…:-

Le ultime lettere, riferite al 1945 si fanno sempre più malinconiche. Antonio Palumbo non sa che verrà rimpatriato nell’agosto di quell’anno. Ma in una lettera del 19 marzo esprime con dolore e violenza  le proprie riflessioni sull’Italia, manifestando nell’ultimo pensiero l’amore che lo legava al suo Paese: ..I nuovi milionari italiani dovranno rendere conto un giorno, e presto o tardi, la giustizia del popolo se non quella dei tribunali o cose simili esistenti in cotesta martoriata Italia, cadrà inflessibilmente su questa nuova canaglia. Le nostre sofferenze si acuiscono nell’apprendere tanti misfatti. Gli Italiani, se vogliono presevare questo nome, dovrebbero incanalarsi, se vogliono la redenzione dell’Italia, sulla via dell’onestà. Agli eserciti invasori fa riscontro un’orda famelica di mascalzoni, dai traditori si sono aggiunti altri traditori meritevoli gli uni e gli altri della forca. E credi pure che troppe forche s’innalzeranno nelle diverse piazze d’Italia perché i traditi sono le donne, i bambini, i prigionieri, i combattenti. E’ doloroso dover parlare così degli Italiani, ma un’epurazione del male si impone: anche il Popolo Italiano dovrà ridursi a metà. Nei campi di concentramento si geme e Dio voglia imporre la sua volontà su tutti…Usa tutto ciò che esiste in casa: tutto si rifarà come sono sicuro che l’Italia si ricostruirà, più bella e forte di prima. A tutti i miei baci, tuo Tonino.-

Lettera 16 - 19.3.1945

Su queste vicende ha scritto un libro Giovanni Flavio Conti uscito nel maggio del 2012 per  la casa Editrice Il Mulino Prigionieri italiani negli Stati Uniti. Attingendo ad Archivi Italiani e Statunitensi offre grande ricchezza di fonti e testimonianze per lo più inedite, ritracciando  l’intera parabola dalla cattura in Nord Africa e in Italia al trasferimento negli Stati Uniti.

CONTIOgni aspetto della loro condizione viene esaminato:  condizioni di vitto e alloggio, cure sanitarie, attività intellettuali e ricreative, relazioni con la popolazione civile e il rimpatrio. Le implicazioni sono naturalmente di natura politica, sociale, culturale ma soprattutto umane.

Ciò emerge chiaramente dalle testimonianze dei sopravissuti e dalle lettere dei deportati.

Della famiglia del Maresciallo Antonio Palumbo non sono riuscita a trovare tracce. Le lettere sono state acquistate a un mercatino: ne deduco che non esistano eredi o se esistono per loro queste lettere non hanno rappresentato nulla. Per me invece sono state fonte di curiosità prima e di commozione poi. A Tonino Marga Anna e Valeria mi sono affezionata. Certo, avrei voluto trovare qualche loro fotografia. Ma di foto ne troverò da abbinare alle lettere. Il mercatino è sempre là. E’ quello di Porta Portese. Per quelle della mia età è inevitabile pensare alla canzone di Claudio Baglioni. Il Maresciallo Antonio Palumbo avrebbe potuto canticchiarla, quella mattina dell’agosto del ’45, pensando di riabbracciare la sua Marga : in licenza son tornato e sono qua per comprarmi dei blue jeans al posto di questa divisa e stasera poi le faccio una sorpresa…


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