Sabato 25 giugno si è svolta a Villa Gavotti ad Albisola Superiore, la festa per il 90° compleanno della Regina Elisabetta, organizzata dal Consolato Generale di Milano e dal Consolato Onorario di Genova.
La Villa è bellissima, merita la visita. Bellissime le sale dedicate alle stagioni, con stucchi in rilievo. Anche il giardino all’italiana, diviso da due sinuose scalinate ornate da grandi vasi e statue. Il buffet sobrio ed elegante, con un tavolo dedicato all’afternoon tea.
Perchè lo si è festeggiato a giugno e non ad aprile? Perchè Il compleanno dei Re inglesi viene da circa 3 secoli celebrato nel mese di giugno a prescindere dalla data di nascita, per ovviare al cattivo tempo che caratterizza i paesi nordici e che impedirebbe le grandi adunate di popolo adorante.
Quest’anno il caso ha voluto che coincidesse anche con il giorno seguente all’esito del referendum sulla Brexit. Se ne è parlato? ovviamente no. Oggetto della festa era la Regina e la longevità del suo regno per il quale si è anche pregato. Non c’era bisogno di aggiungere altro. Non è mancato l’inno ovviamente, God Save the Queen. E lì più di un invitato un pensierino ce l’ha fatto, essendo la Regina simbolo dell’unità e della continuità nazionale.
Ci ha pensato Lei a fare un commento qualche giorno fa : “I’m still alive”.Che poi unità ora come ora pare una parola grossa, considerando che la Scozia, visto il risultato del referendum, invoca la separazione dal Regno Unito. Che poi gli Scozzesi quando venne loro chiesto di esprimersi in proposito, votarono per rimanere uniti al resto del Paese. Solo Glasgow si dichiarò favorevole alla scissione, come era prevedibile, visto la piega che nel frattempo aveva preso la città e che in quell’ottica aveva cambiato anche la sua campagna di promozione No Tartan but People: that’s Glasgow!
Insomma, la situazione è confusa. Chi può fare previsioni per il futuro? Io non me la sento di sottoscrivere le dichiarazioni degli opinionisti, economisti, insomma tutti quei fenomeni che in questi giorni hanno sputato sentenze una dietro l’altra. Quello che è evidente è l’enorma frattura tra quelle categorie e l’opinione pubblica, sulla sua manipolazione e conseguente superficialità che hanno portato all’Unione Europea. Ha prevalso il politically correct e l’esclusione di gran parte dei cittadini dal dibattito e dalla ricadute positive. Per quanto riguarda il futuro? Nemmeno l’oracolo di Delfi azzarderebbe un pronostico… Per quello che mi riguarda mi limito a ricordare gli anni in cui studiai a Cambridge, fine anni ’70, e le famiglie affittavano la TV durante i finesettimana, il riscaldamento funzionava a monetine e le casalinghe fecero una serrata per costringere i macellai ad abbassare il prezzo della carne. Non ricordo che nulla di analogo sia mai accaduto in Italia, soprattutto in quegli anni e quindi rispetto il voto popolare, di quella parte dell’elettorato che raramente ha possibilità di farsi ascoltare: vecchi, contadini e minatori come li ha definiti con un certo disprezzo un invitato al Royal Party, italiano peraltro, perché gli Inglesi erano ammutoliti non si sa se per lo choc o per il fairplay. E che con molto fairplay ci hanno invitato ad uscire al termine del ricevimento, come dimostra la foto che ho scelto per aprire il mio post.
E a proposito di minatori gallesi… ho visto ieri Pride, film del 2014 diretto da Matthew Warchus, tratto da una storia vera e ambientato all’epoca della rivolta contro il governo della “lady di ferro” Margaret Thatcher.
Ne consiglio la visione e scelgo, per concludere, questa frase, forse un po’ infantile ma che al momento esprime il mio stato d’animo, tra quelle che mi sono piaciute di più, sperando che anche un solo minatore gallese mi legga:
“Quando fai una battaglia con un nemico tanto più forte, tanto più grande di te, scoprire di avere un amico di cui non conoscevi l’esistenza è la più bella sensazione del mondo!”
Come andrà a finire? Lo scopriremo solo vivendo…
Ottimo articolo, Cinzia. Condivido. Angelo