Dimenticate gli affreschi o la carta da parati di William Morris. Qui si parla di pareti dipinte a mano nelle case di Zalipie, un piccolo villaggio della Polonia meridionale. Dista un centinaio di km da Cracovia ma in molti, anche le guide polacche, ne ignorano l’esistenza. Ci si arriva dopo aver percorso km di aperta campagna, costellata da ampie fattorie molto distanti l’una dall’altra. Ogni tanto si incontrano donne anziane in bicicletta: indossano abiti lunghi, fazzoletti in testa e le loro biciclette sono troppo usate e pesanti, come pesante è ancora la vita in quella parte di mondo.
In prossimità del paese la strada si restringe e ai lati compaiono piccole macchie di alberi. Tra gli alberi si incominciano a scorgere porzioni di case, dalle parete dipinte a fiori.
Tutto ebbe inizio agli inizi del ‘900 grazie all’ambizione di Felicja Curylowa, allora bambina, di rallegrare le pareti spoglie e macchiate di muffa della propria casa.
A peggiorarne l’aspetto contribuiva non poco la fuliggine che anneriva le pareti. Prese allora della calce bianca e inizio à dipingere a mano libera fiori che ancora oggi adornano le pareti dell’ingresso di quella che allora era la sua casa ed è diventata un piccolo museo.
Col tempo la sua tecnica migliorò, aggiunse i colori ed estese i dipinti anche alle pareti delle due stanze che componevano le povere case del tempo: cucina e contemporaneamente camera da letto, e un piccolo soggiorno dove accogliere gli ospiti. Poi passò alle finestre, ai mobili, alla stufa…insomma tutto divenne oggetto di decorazione. Finì con l’esterno e fu allora che altre donne del villaggio presero ad imitarla, ciascuna con il proprio stile.
La decorazione delle case si interruppe durante la seconda Guerra Mondiale: considerate che Zalipie si trova ad una quarantina di km da Tarnow, uno dei centri più importanti dell’Ebraismo, cittadina che in pochi giorni venne letteralmente svuotata dai nazisti della popolazione ebrea (il 60% della popolazione). Con la fine della gerra si cercò di dare un impulso a questa tradizione di arte popolare e nel 1948 si istitutì un concorso di decorazione noto con il nome di Malowana Chata, organizzato dal Museo Etnografico di Tarnow, che si svolge durante le festività del Corpus Domini. E’ forse quello il momento migliore per arrivarci. Ma a noi, che siamo arrivati nel mese di agosto, non è mancato l’invito a visitare una delle più belle fattorie tra quelle che avevamo visto attraversando il villaggio. E’ importante farlo con discrezione: alcune case sono state abbandonate ma in molte vivono ancora famiglie che non amano essere considerate attrazione turistica. La povertà e la fatica sono ancora molto diffuse e i dipinti spesso sono solo un’illusione di felicità.
Incredibile! UN gusto lontano forse da quello occidentale (sicuramente dal mio), ma segno che la ricerca della bellezza, dei colori, del riscatto anche, è forte nell’essere umano… e nelle donne soprattutto
E’ così…gli uomini si saranno strafogati di vodka…