Eh no, le scarpe pelose proprio no. Ma per favore!!! non penso neppure facciano il solletico, semplicemente ribrezzo. Che poi le scarpe pelose, dentro, sono sempre esistite ma fuori…ussignùr, appunto! Hanno anche un che di primitivo, evocano un ritorno alle origini dell’Homo sapiens (e qui entrano in scena anche gli uomini perchè è anche alla moda uomo che si rivolgono) come a dire che è iniziata in qualche modo l’involuzione. Cosa che non fatico a credere… Involutive due volte perché antigieniche.
Sembrano ispirarsi delle opere di Jenny Dutton, artista inglese, che si è serve della moda per esprimere, non è emblematico?, la trasformazione del corpo. Volete qualche esempio?
Le scarpe della camera da letto. Ricoperte di piume d’oca all’esterno e con all’interno polvere di vetro, appartengono, ipoteticamente, ad una donna che tornata a casa tardi la sera si toglie le scarpe e si butta sul letto senza struccarsi. Sono stando all’artista “oscenamente alte” e si/ci chiede se si tratti di un’opera di pura fantasia o non sia piuttosto una critica alla moda d’avanguardia.
Passeggiata nel bosco. Sono il completamento di un abito che fu realizzato dopo aver camminato attraverso un bosco mai attraversato prima e quindi fu un’esperienza di scoperta. Non rappresentano una protezione ma semmai una traccia. Sono state realizzate con del nylon rosa, scheletri di foglie secche, bruciacchiate con una torcia e ricamate sui bordi con fili argentati e blu. In quest’opera il cambiamento e la trasformazione sono rappresentati dai tanti luoghi in cui sono state realizzate. L’artista le ha portate con se e assemblate su autobus, treni, metropolitana, caffè, incontri…ovunque stesse seduta. I colori e la loro consistenza alludono alla bellezza dell’ambiente e della natura e alla loro decadenza. Ma anche alla muta di un serpente, dico io…
La scarpa cucita. Realizzata con fili sottili e intrecciati in modo che la scarpa alla fine stia in piedi da sola, simoboleggiano il metodo e la pratica ripetitiva. In qualche modo la loro “costruzione” è anche un atto di contemplazione, perchè la semplicità dei punti utilizzati consente alla mente di vagare libera e intraprendere nuovi flussi di pensiero. Rappresentano il lavoro della donna, e anche l’instabilità. E le questioni politiche e sociali? E la bellezza e il desiderio?
Che l’artista si occupi di questioni sociali è nota. Ha realizzato scarpe/opere d’arte ad esempio per testimoniare delle ultime, per fortuna, donne cinesi che hanno avuto i piedi bendati, altrimenti detti “piedi di loto“: nome poetico attribuito ad una pratica brutale. Interessanti, sono a questo proposito, le foto della fotografa inglese Jo Farrell
Jenni ha realizzato anche ciabatte, ciabatte capigliature per l’esattezza e ciabatte pelle di serpente (tanto per rimanere nell’ambito del trend della ormai trascorsa stagione).
Dei suoi progetti quello che mi ha colpito di più, se posso dirlo, benevolmente, è quello dedicato alla madre, colpita da demenza. Ha dovuto per questo abbandonare il suo studio per occuparsi di lei. L’ha coinvolta nel suo progetto partendo dalle vecchie foto di famiglia per realizzare un abito scultura che attraverso i punti con cui era cucito riproducesse i volti dei familiari che la madre fosse in grado di riconoscere. Sono venuti poi i ritratti “cuciti” con fili lasciati cadere come immagini che si stessero dissolvendo. Alla fine i ritratti della madre, in diverse età, che testimoniassero della sua esistenza, della sua vita, ma mano che la malattia, la perdita della memoria si sono aggravate. Sono stati esposti nel marzo del 2015 alla City Hall di Londra, in collaborazione con l’Alzheimers Society.
Posso concludere, per trovare un collegamento tra queste ultime righe e il resto, dicendo che di questa moda, quella delle scarpe pelose, spero si perda velocemente memoria?
P.S. ve lo avevo detto che ho la fissa delle scarpe…
RibrezziSsimOO !