Il paesaggio è sempre lo stesso: neve, abeti, villaggi, valenki, cappotti di montone. Questa monotonia è come un silenzio rilassante. Domani entreremo in Siberia…
se queste parole non le avesse scritte Nikos Kazantzakis (scrittore, poeta, giornalista e anche uomo ), potrebbe averlo fatto Mr. Tower. Che dalla Russia è tornato portandomi, tra le altre cose, un paio di Valenki.
Valenki nella versione pantofole perché Valenki sono per lo più stivali, considerati dai Russi patrimonio nazionale. Vengono citati già nel XII secolo, in un racconto. Nei secoli li hanno indossati popolani e nobili.
L’Imperatore Pietro I attribuiva loro proprietà curative, infatti esortava ad indossarli a piedi nudi, dopo una sbornia, e trangugiare una zuppa di crauti.
Furono determinanti per l’esercito russo durante la 2° guerra mondiale.
Vengono realizzati con pelo di pecora o di cane da slitta.
Per molto tempo sono stati utilizzati solo nelle campagne o dalla polizia e dall’esercito nelle regioni più fredde. Ma ora stanno tornando di moda: decorati con ricami, pizzi o pelliccia si trovano anche nelle boutique e nelle collezioni dei guru della moda. Diciamo che sono la versione sovietica degli Ugg.
In passto ai Valenki venivano attribuite anche proprietà divinatorie. Nei villaggi, la notte della vigilia di Natale, le ragazze russe lanciavano in cielo un valenok e la gamba dello stivale caduto a terra indicava in quale direzione le ragazze potevano cercare marito.
Siberiano non è chi non ha freddo ma chi indossa il calore, dice il proverbio. Nel mio caso sta al caldo anche il mio cuore: i “girasoli” sulle mie Valenki hanno un loro perché…
Si scopre sempre qualcosa di nuovo. Che degli stivali avessero proprietà divinatorie non me lo sarei mai aspettata
visto la crisi dell’occidente credo tornino a puntare verso oriente: forse la Cina?