“Olimpiadi invernali in un resort subtropicale, circondato da zone di conflitto. I Giochi più costosi di sempre: questa è Sochi.”
Inizia così “An Atlas of War e and Tourism in the Caucasus“, un libro fotografico, pubblicato da Aperture, dal fotografo Rob Hornstra e lo scrittore Arnold van Bruggen, capitolo finale della loro collaborazione The Sochi Project.
Il villaggio olimpico è a 15 minuti dalla città di Sochi, e i suoi abitanti sembrano per lo più indifferenti alla possibile economia derivanti dalle Olimpiadi: si considerano una località turistica estiva. E considerano i nuovi impianti e il palazzetto dello sport navicelle spaziali arrivate dal cielo.
Il contenuto del progetto è stato diffuso “a puntate” e in vari modi: libri fotografici, schizzi, appunti, fogli di giornali, tutti autoprodotti allo scopo di poter ottenere il massimo della libertà nello scrivere, soprattutto delle violazioni dei diritti umani. Durante il tempo trascorso nella zona gli autori sono stati arrestati più volte, e nell’estate del 2013 è stato loro negato il visto di entrata: il governo russo non vuole mostrare al resto del mondo che ci sono grandi violazioni dei diritti umani in corso proprio accanto agli stadi, che la regione più povera della Russia è molto vicino a questi stadi, che il tasso di disoccupazione è il più alto in Russia.
A Rob Hornstra e Arnold van Bruggen i Giochi non interessano. Interessava il prima ed eventualmente il dopo. Ma sperano che altri raccolgano la fiaccola.