Se domenica avete letto su Repubblica la recensione di The Library, il bellissimo libro di James W.P. Campell, e vi è venuta voglia di acquistarlo sappiate che è esaurito. E nonostante costi un botto. Su Amazon Uk lo si troverebbe scontato del 38% a £29,76. Ma non c’è. In alternativa viene proposto The Most Beautiful Libraries of the World di Guillaime de Laubier e Jacques Bosser, a £ 31,96, prezzo scontato del 20%. Entrambi i libri sono pubblicati dalla Thames & Hudson che ha nel proprio catalogo diversi titoli dedicati all’oggetto libro e alla sua conservazione. Il fatto che il primo sia stato scritto da un architetto e che sia esaurito fa ben sperare. Per citare Marguerite Yourcenar “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire“. Ma a prescindere da questi sempre auspicabili sviluppi è importante e bello che l’interesse verso le Biblioteche sia sempre vivo, nonostante l’avanzare della tecnologia. PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/libri/frase-2657>
Libri molto belli sulle biblioteche sono stati pubblicati anche in Italia. Tra i tanti segnalerei :
Il fascino delle biblioteche di Massimo Listri, pubblicato da Allemandi e La biblioteca di notte di Alberto Manguel pubblicato da Archinto.
In questi libri lo spazio biblioteca non è inteso solo dal punto di vista architettonico ma come spazio intimo, di moltiplicazione dell’esperienza, uno spazio solo apparentemente fisso ma in realtà sempre in movimento. E molto altro. Accade raramente che i bibliotecari vengano interpellati nella scelta o nella progettazione degli spazi, e questo sarebbe ancor più necessario oggi dato che la Biblioteca ha visto cambiare le proprie funzioni: da quella di aggregazione e socializzazione, a quello di luogo di conservazione della cultura, ma anche di infrastruttura al servizio della conoscenza e non ultimo luogo di lavoro. Tutto ciò naturalmente rivolto a differenti tipologie di utenti. E’ qui che entra in gioco la capacità dei Bibliotecari di cogliere le trasformazioni sia nelle funzioni che nelle utenze e ad esse adattare i servizi, nell’ottica di rendere la biblioteca più amichevole. Tutto questo mantenendo comunque quel po’ di riservatezza che lo studio e la ricerca richiedono. Nel mio piccolo ho ricalibrato soprattutto “gli spazi mentali”, ponendo al centro l’utente (effettivo e potenziale) e in funzione di ciò valutare le nuove acquisizioni, gli strumenti per favorirne la conoscenza e soprattutto la diffusione. Da qui ne deriva che si è cercato di realizzare una Biblioteca dispensatrice non conservatrice, di ripensare alla propria attività anche in relazione alle associazioni presenti in città per favorire comunque un rinnovamento, rappresentare il dinamismo delle istituzioni e la complessità del tessuto sociale.
Ha significato soprattutto eliminare i confini che delimitano gli spazi mentali e che possono presumere o preparare uno sbarramento materiale per realizzare la biblioteca di tutti, la biblioteca universale; principio che non si significa possedere tutto e documentare tutto, e per cui lo spazio materiale è sempre insufficiente ma quello della più ampia volontà di accesso virtuale ad un patrimonio universale, fatto anche di culture e lingue diverse, di atmosfera intesa come clima psicologico, uno spazio dove trovare se stesso, gli altri, le idee, i sentimenti, lo spazio biografico oltre che fisico.
Ci sono riuscita? non so…la sede della “mia” Biblioteca è un appartamento signorile al piano nobile di un antico palazzo, che ci condiziona e che ha condizionato la percezione della Biblioteca stessa e di chi ci lavora. Sino a quando il collega bibliotecario è stato in servizio per i bambini, i più piccoli, ero “la moglie del Bibliotecario” cosa che mi ha sempre procurato una certa angoscia. Ora se mi incontrano per strada sussurrano alle mamme che “sono la signora della Biblioteca”. Grazie a Dio negli anni anche le Bibliotecarie hanno subito della trasformazioni: dimenticatevi vecchie signore occhialute, dagli abiti dimessi e per lo più zitelle. Anche se come me si chiamano Cinzia.
Da Il generale immaginario di Richard Brautigan, edizioni ISBN:
“Dopotutto, i 3/4 delle maestre d’inglese, i 2/3 delle bibliotecarie e metà delle signore dell’alta società americana si chiamano Cynthia. Cynthia più, Cynthia meno …Una volta ho conosciuto una bibliotecaria di BM, che sta per Battle Mountain, Nevada. Aveva i baffetti e si chiamava Cynthia…”.