L’ultima volta che ho passato un’intera serata con Andrea è stato due anni fa. Tornava da Milano dove aveva partecipato alla manifestazione della CGIL in Piazza Duomo. Era stanco e infreddolito ma ad Acqui lo aspettavano per una conferenza. E’ venuto a prendermi e abbiamo cenato alla Comunità Mandela, sembrava Gesù con gli Apostoli. Si era raccomandato che mi sedessi a tavola vicino a lui, aveva l’aria di dirlo come per proteggermi. I ragazzi un mix di tutti i disagi del mondo ma di una civiltà ed educazione che mi sorpresero. Ad Acqui c’erano quasi 500 persone ad attenderlo, qualcuno per la calca collassò. Dovette interrompersi per aspettare l’ambulanza. Si vedeva che scalpitava, quando gli “partiva” l’infervoro era difficile fermarlo. Cantò anche. Canzoni di De Andrè e Bella Ciao, sventolando la bandiera della Pace. Era diventato il Suo pezzo forte, il Gran Finale. Finì quando ormai era mezzanotte, rimanemmo quasi sino alle 2 per le dediche sui libri. Da ogni persona si faceva raccontare l’essenziale per poterle meglio personalizzare. Prima di tornare Marco, il suo “autista” buddista, lo portò in bagno e come ogni volta lo fece lavare e cambiare prima di rimetterlo in macchina. Bisognava sentirlo con quanta tenerezza diceva “devo fargli togliere la maglia della pelle perché è sudato fradicio”. E cosi siamo arrivati sotto casa mia che erano quasi le 3. Mi ha baciato, ha voluto aspettare che entrassi nel portone. E poi è ripartito per Genova. Io ero distrutta, Lui sarebbe rimasto sveglio anche quella notte, come quella precedente prima di andare a Milano.
L’ultima volta che l’ho visto è stato ieri. Nella Sua chiesa, perché anche se il Parroco è Don Federico quella di San Benedetto è diventata la Chiesa di Don Gallo. Davanti al portone un mix di giornalisti, gente comune, trans, amici, sconosciuti, curiosi, dotti, ignoranti, santi, navigatori e ladri : tutta la Sua umanità. Viene spontaneo pensarlo mentre esce con il sigaro in bocca e dice” Belin, cos’è tutto sto casino?”. Aveva sempre la battuta pronta il Gallo, sembrava sempre divertito. Ma aveva una profondità che andava oltre e a vederlo ora sembra impossibile che avesse la forza che aveva. E’ consumato dal dolore, dalla passione e dalle fatiche del mondo che sembra aver preso tutte su di sé. Nella portineria una ragazza risponde alle tante telefonate da tutta Italia di persone che vogliono partecipare al funerale. La Lilli è al telefono con una persona disperata qualcuno che sta soffrendo. Le dice “Non mollare, non mollare, dobbiamo andare avanti. Anche noi. Ce la farai. Ce la faremo. Mi raccomando tesoro…”
Mi vede e allunga le mani per farmi avvicinare. Ha lo sguardo sereno e forte. Io non smetto di piangere. Mi stringe, appoggio la testa sulla sua spalla e lei mi accarezza i capelli. Sa quanto gli voglio bene, sa di me e del mio desiderio. Mi dice che domenica si è alzato solo un attimo per benedire le fedi di due ragazzi che si erano sposati con rito civile. A loro ha detto che la migliore benedizione è il loro amore e che questo vale anche per noi. Penso alle tante volte che ci ha tenuti per mano, Cesare da un lato e io dall’altro. E quello sia stato un modo per dire che sì, approvava. L’amore per Andrea vince sulla legge, i tanti che vengono a salutarlo ne sono la prova. Con un sorriso divertito mi dice che lo vogliono portare sino al Carmine sulle spalle e sperano che non piova. Lo dice anche con orgoglio “ perché sai, da lì lo mandarono via. E noi ce lo riportiamo in trionfo. E celebra il Cardinale”. Torna a quella che fu la Chiesa, con un corteo che sarà in bilico tra sacro e profano. A quello non andrò. Non sempre ho condiviso ma ho rispettato perché sapevo le ragioni di fondo. Sono venuta apposta qui.
Nell’archivio che è stato il Suo studio, così piccolo ma ha generato cose immense, Megu parla con un giornalista del futuro della Comunità. E’ determinato, sa bene che sarà dura, che devono sperare nella generosità della gente. E’ da adesso, dice, che vedremo chi davvero segue il Gallo. Il 18 luglio, il giorno del Suo compleanno, faremo una festa e lì ci conteremo. Mentre parlano mi guardo intorno. Ovunque scatole di medicinali, bottigliette d’acqua, libri. Il panama per l’estate. Foto della mamma, di Papa Giovanni, di Don Bosco. Su una parete una lavagna con la scritta “Pregare e fare le cose giuste tra gli uomini”.
Spero in cielo lo abbiano accolto Angeli non anarchici e gli abbiano allestito una suite con letto king size. Mi si spezza il cuore a vedere il suo, praticamente una branda. E’ rivolto verso la Lanterna, il simbolo della Sua Genova, come a dire che non ha mai perso la rotta. Dalla finestra intravedo una scritta sul muro di fronte : “Da los diamantes no nace nada, de la mierda nacen las flores”.
Megu viene chiamato all’esterno, si alza e se ne va. Se ne va anche il giornalista portandosi via il foglietto del calendario con su scritto 22 maggio. Rimango lì da sola. Respiro un’ultima volta il profumo di Andrea. Da tempo non riusciva a finire i discorsi, non riusciva a chiudere le parentesi diceva. Mi volto per andarmene e lo sguardo si posa sul calendario. Eh già. E’ il 23. E’ il primo giorno senza di Lui. Chiusa parentesi.
Me ne vado, torno verso la stazione e incontro persone che mi chiedono dov’è la Comunità di San Benedetto. Mi accorgo di essere la sola in quel momento ad andare in destinazione contraria.
Sul treno finisco di leggere Il weekend di Peter Cameron. C’è una frase che mi pare scritta per Lui, questo momento “…Forse la vita è come una vacanza. Hai presente che in vacanza fai sempre finta di divertirti, ma in fondo, soprattutto verso la fine, non vedi l’ora di tornare a casa? Non desideri altro che essere a casa e dormire nel tuo letto. Forse la vita è così, e te ne rendi conto alla fine. Vuoi solo tornare. Forse siamo in vacanza senza saperlo”.
grazie
Un breve sonno e ci destiamo eterni e tu, morte, morrai. Così scrisse J.Donne, così ha fatto Gallo, ha sconfitto la morte con la sua opera.
sai sempre cogliere nel segno. e poi alcune poesie di Donne sono stupende….grazie 🙂