“It will be an odd life, but…it ought to be a good one for painting.” Vanessa Bell
Charleston fu la residenza di campagna di Vanessa Bell e Duncan Grant in cui il Bloomsbury Group si trasferì nel 1916. Vanessa e Duncan , inspirandosi agli affreschi italiani e ai post-impressionisti, ne decorarono le pareti, le porte, il mobilio.
Il giardino cintato fu ridisegnato sullo stile del Sud dell’Europa
con mosaici, capanni, sentieri di ghiaia e laghetti.
Charleston divenne ed è così il solo esempio del loro stile decorativo applicato ad un ambiente domestico.
Quentin Bell, il figlio più giovane di Clive and Vanessa Bell, e sua figlia Virginia Nicholson, raccontano la storia di questa inimitabile casa in Charleston : A Bloomsbury House and Garden. Ogni capitolo è dedicato ad una stanza e ne descrive non solo la decorazione ma anche le persone che in esse vissero. A corredo di tutto ciò le bellissime fotografie di Alen MacWeeney e le foto di famiglia di Vanessa Bell.
In questo ambiente così poliedrico e disinibito, per noi così ancora ricco di fascino, nacque e crebbe Angelica, figlia di Vanessa e Duncan.
Un’infanzia piena di delizie ed enigmi, prigioniera di una trama intessuta dalle abili mani di Vanessa. Angelica seppe solo a 19 anni di essere figlia dell’amante della madre, e la vita che sino ad allora aveva vissuto le si rivelò come un inganno estremamente convenzionale in un mondo che si diceva anticonformista. Ad Angelica era stato impedito di studiare il latino e l’aritmetica ad esempio per privilegiare la musica, l’arte, le lingue straniere. Le furono attribuite innate qualità artistiche e ciò innescò in lei sentimenti di inadeguatezza e contribuirono ad alimentare ansie e paure. Frequentò sempre persone più adulte che avevano conosciuto ed amato i suoi genitori. Così fu per David Garnett che sposò e che era stato l’amante di suo padre.
E’ questo passato il tema fondamentale di Ingannata con dolcezza. Un’infanzia a Bloomsbury di Angelica Garnett.
“Il passato può essere fecondo, oppure un fardello […] il presente, se non è vissuto pienamente può trasformare il passato in un serpente minaccioso […] i rapporti che non furono a suo tempo esplorati pienamente possono divenire ombre nella cui oscurità non ci sta a cuore indugiare”.
E la scrittura allora diventa cura di sè, attraverso lo sguardo ferito e lucido ma dolce di Angelica, che continua a guardare al suo mondo e alle persone che ne hanno fatto parte con affetto.
Pingback: Bloomsbury Collection? Ma… avete letto Virginia? | occhimentecuore