La Turchia e le Turcherie: c’era una volta…e a Genova c’è ancora

Siamo di nuovo da capo. Mr Tower torna in Turchia. Ma proprio adesso? Eh sì, non ad Istanbul ma ad Izmir. Dici che è più tranquillo? Mah, non saprei…sai com’è…gli aereoporti, i visti russi… Insomma, secondo me è un momento del cavolo per andarci. A dire il vero lo è da un po’, i motivi sono diversi e Mr Tower come Mr Magoo se l’è sempre cavata. Izmir con le sue chiese, moschee e sinagoghe è un bel crogliolo di religioni. Da cosa è meglio stare alla larga? dai mercati, dal lungomare, dall’Ascensore fatto costruire da un ebreo e dove c’è un ottimo ristorante con la vista migliore sulla città?

Io da casa cercherò di stare tranquilla, fiduciosa di quell’amicizia postcoloniale che lega Genova e la Turchia, e del fascino che più in generale l’Oriente esercitò in diversi ambiti artistici, come ha sottolineato la mostra Turcherie conclusasi lo scorso gennaio.

E andrò cercandone le testimonianze, visto il periodo, proprio in quello che oggi sembra un territorio minato e cioè nei presepi di tante chiese della città. Quelli di epoca barocca ovviamente, non meno importanti di quelli Napoletani, che ebbero carattere spettacolare. Più una rappresentazione teatrale che sacra, fatta di manichini articolati, con abiti in tessuti spesso preziosi, occhi di vetro e scenografie complesse e movimentate.

Fu soprattutto nell’Adorazione dei Magi che si evidenziò il complesso rapporto tra Genova e l’Oriente, e vide coinvolti numerosi artigiani nella sua messa in scena: intagliatori, orafi e argentieri, sarti e ricamatori, liutai ed armaioli. Un microcosmo popolato da soldati europei, mulatti e mori, cammelli e dromedari, scimmie, uccelli esotici ed elefanti. Tutto ciò, oltre a rappresentare un mondo di grande fascino, aveva anche il preciso scopo di  rappresentare l’omaggio al Gesù Bambino di tutti i popoli della terra. E trasse un nuovo impulso dalla vittoria di Vienna del 1683 dell’esercito cristiano sulle truppe dell’Impero Ottomano.

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A seguito del re Moro troviamo quindi paggi e servitori di colore, dal naso largo e carnoso, labbra pronunciate, capelli ricci e folti tranne che nel caso dei circassi dal capo rasato ad eccezione di un ciuffo di capelli nella nuca. Gli abiti riproducono la tradizione orientale: babbucce con punta arrotondata laccate di rosso o giallo, calzoni stretti al ginocchio, fascia in vita e camicia di seta, impreziositi da ricami in cordoncino di seta. Alle orecchie portano pendenti, dorati dall’artigiano.

Proprio a Genova, in questi giorni, è in atto una sorta di battaglia a colpi di Presepe. In risposta a Don Farinella, Parroco di San Torpete, che quest’anno non farà il Presepe per non sostenere la battaglia di Salvini in difesa dei simboli, Don Fiscer viceparroco di San Martino d’Albaro lancia il concorso “Pre…selfie”, invitando a fotografarsi davanti a quello di casa.

E proprio a San Torpete è conservato un velo da calice, dal chiaro decoro in stile ottomano, in cui compaiono un melograno sormontato da un garofano e ai lati due tulipani piegati.

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Motivi analoghi si ritrovano in alcuni dipinti di Giovanni Battista Carlone in particolare nel dipinto San Giacomo condotto al martirio risana un paralitico, conservato nell’Oratorio di San Giacomo della Marina,

così come nella Chiesa di Santa Maria di Castello dove sono conservati paramenti liturgici di produzione italiana che riprendono motivi ornamentali ottomani.

Concludendo:

saranno giorni genovesi,  con influenze turche.   Provando a dimenticare i luoghi comuni e con un briciolo di nostalgia…

 

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Istanbul, Torre di Galata

 

 

 

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Una risposta a La Turchia e le Turcherie: c’era una volta…e a Genova c’è ancora

  1. Angelo Paratico ha detto:

    Il fiore sopra ai tulipani piegati sembra essere un loto indiano…

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