Vita da bibliotecaria: aiuto! mi è scoppiata la WW1!!!

Eh già, non me lo aspettavo. Sapevo di doverci lavorare ma che la cosa mi sfuggisse di mano così proprio non lo avrei mai detto. O meglio, che mi scoppiasse in mano, tanto da vivere dai primi giorni dell’anno praticamente in trincea.

E pensare che il 29 di dicembre, Mr Tower ed io,  siamo partiti per una destinazione che doveva avere anche un valoro simbolico. Via dalla pazza folla, seguire il brand “del depresso” per eccellenza, un modo per guardare al futuro osando “l’infinito”, non più le piccole cose quotidiane che ti si azzeccano addosso, come zecche, appunto. E infatti siamo andati a Recanati e avrei voluto scrivervi un bel post sulla Biblioteca di Giacomo, per noi da subito diventato Giacomino.

E invece dal mio ritorno al lavoro non ho fatto altro che leggere e scrivere di WW1: scusate se la chiamo così, ma è diventata ormai una consuetudine per velocizzare le ricerche sul WEB. Che come dico sembre, restituisce cose succosissime, se si ha la voglia e la pazienza di andarsele a cercare. Doti di cui non difetto. Beh, forse la pazienza nel mio caso, andrebbe chiamata testardaggine, ma comunque funziona sempre.

La prima storia di cui mi sono occupata per unarticolo è quella di un soldato austriaco Luigi, di professione contadino, fatto prigioniero a pochi giorni dallo scoppio del conflitto. Per catturarlo, insieme ad altri 3,  fu impegnata un’intera compagnia dell’80° reggimento di fanteria. Venne trasferito in diversi luoghi prima di arrivare qui, nella mia città. Nei mesi precedenti, durante la prigionia, aveva soprattutto letto molto, direi i “classici della detenzione”, e aveva tenuto un diario in cui annotava, oltre agli avvenimenti quotidiani, pensieri e commenti di esemplare profondità e scritti con un certo stile. Non irrilevante per un contadino. Poi aveva finalmente iniziato a lavorare e quindi le annotazioni si fanno più sintetiche ma non meno significative.

Un uomo tutto d’un pezzo, come è logico aspettarsi da chi combatta in quell’esercito, talmente convinto dei suoi ideali da disprezzare più i compagni disertori dei nemici, cioè noi. Che a quanto leggo, dobbiamo essergli sembrati dei poveracci. Un po’ dall’esame obiettivo delle abitazioni, un po’ dall’esame delle condizioni che il suo padrone di lavoro riservava a loro, prigionieri agricoltori: greppia alta e spalle monde (come a dire che dava poco da mangiare e faceva lavorare molto). Annota tutto in un taccuino che intitola Notte indispensabili, anche la preoccupazione per i famigliari di cui non ha notizie la malattia del fratello e molto altro che ci restituisce l’immagine di un nemico che stento a credere tale.

Anche quando mi viene messa in mano da un’amica, la mazza di legno con chiodi ferrati che i soldati dell’esercito austroungarico usavano per finire i nemici dopo averli storditi con i gs. Mazza che è stata prontamente avvolta in un sacchetto nero e infilata in buco del solaio perchè non la voglio proprio vedere. Ma come è arrivata a lei e quindi a me?

Tutto inizia con una serie di lettere di quasi amore che un soldato inglese, di stanza qui scambiò, per tutto il 1918, con la nonna dell’amica.

Giuseppina Carosio

Non propriamente una bellezza, considerati i canoni odierni, ma sicuramente dolce, pacato, amante della tranquillità, come evinco dalla lettura delle lettere.

Io penso molto di lei e spero che io lei vederoancora. A rivederci Rowland, è la frase con cui spesso conclude le sue lettere. Ho provato anche a chiudere gli occhi e immaginare che lestesse cose le dicesse con quel tipico accento inglese di chi parla uno stentato italiano, con il timbro di voce alla… Mr Mosley, ecco,  di Downton Abbey.

molesley

Dotato di una certa dose di romanticismo, stemperato dalle buone maniere,  un qualche pensierino su Giuseppina, la nonna, deve avercelo fatto.  Beh, certamente influenzato dalle condizioni particolari, dalla lontananza da casa: insomma, tutto fa. Di lui avevo una foto, e un nome. Eccolo Mr Rowland, nell’atto di esaminare una cartina. Noterete, almeno io l’ho fatto, che al mignolo destro porta lo chevalier, segno indiscutibile di una certa classe.

materiale 15-18-page-003 Ed è uomo così garbato che è davvero difficile immaginarlo in battaglia, almeno nelle prime linee. Meglio nelle retrovie, impiegato nelle logistica, lui figlio di un sovritendente delle British Railways. Come lo so? cercando e ricercando negli Archivi Nazionali Inglesi, fino a che non ho trovato altre sue notizie. Ad esempio che si sposò nel 1926, a quarant’anni ormai, mentre la Giuseppina di cui sopra si sposò nel 1919. Lo aveva dimenticato? chi lo sa? forse no, dal momento che conservò tutte le sue lettere. Magari se ne era, se non proprio innamorata, almeno  invaghita. Come è capitato a me, che ormai provo  per lui un’affettuosa simpatia.

La loro storia nel mio articolo non è ancora terminata, finirà in niente, lo sappiamo già, come tante durante la WW1 ma la concluderò nel più romantico e struggente dei modi, a favore di lui, del caro Mr Rowland ovviamente. Una sorta di risarcimento dopo quasi un centinaio di anni.

Sperando che sui ricordi, a differenza di Giacomino, non ci abbia fatto della filosofia su cui struggersi. Semmai una fischiettata.

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5 risposte a Vita da bibliotecaria: aiuto! mi è scoppiata la WW1!!!

  1. Pendolante ha detto:

    Scusa se mi soffermo sul titolo del post, ma lo trovo bellissimo

  2. Santippe Santippis ha detto:

    Uhhhh mister Rowland me lo aspettavo più dolce e più chiaro, i baffi sono d’epoca, lo so, ma gli danno un’aria precisina e noiosa, Forse ha fatto bene la Giuseppina a lasciarlo andare, anche se, le sue sorelle si sono sposate poi – entrambe con lo stesso uomo direi – con un tale che non nomino ma che era orrendo. Aspettiamo il matrimonio a San Pancrazio, dai

    • cinziarobbiano ha detto:

      eh si alla lunga avrebbe stufato, comunque ho scoperto dove ha vissuto da sposato e ora un appartamento lì varebbe una fortuna 😉

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